Le indagini della Guardia di Finanza. Ai domiciliari due imprenditori, un tecnico e un commercialista. Sequestrati crediti fiscali per 1.403.231 euro
di Deborah Di Vincenzo
ISERNIA. C’era anche l’antico maniero di Torella del Sannio tra gli immobili oggetto delle false pratiche scoperte dalla Guardia di Finanza di Isernia finite al centro dell’inchiesta che ha permesso di accertare la maxi truffa da circa 7 milioni di euro ai danni dello Stato sui bonus edilizi. Per questo l’operazione, coordinata dalla Procura, ha preso il nome di ‘Castelli in aria’.
Un lavoro complesso e parecchio meticoloso quello che ha portato a chiedere e ottenere dal Gip del tribunale pentro 4 misure cautelari. Ai domiciliari, come noto, sono stati confinati due imprenditori, un tecnico e un commercialista. Tre risiedono in Molise uno vive in provincia di Cosenza.
Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati crediti fiscali per 1.403.231 euro e, in questo modo, è stato possibile impedire l’ulteriore circolazione di tali crediti, dalla legge considerati inesistenti e il loro eventuale utilizzo in compensazione.
I dettagli dell’inchiesta, che prosegue con ulteriori indagini, sono stati illustrati in conferenza stampa dal procuratore Carlo Fucci, insieme al comandante provinciale delle Fiamme Gialle, il colonnello Franco Tuosto e al capitano Lorenzo Musone, comandante della Compagnia.
L’OPERAZIONE. È scattata nelle province di Isernia e Caserta contemporaneamente ad attività di perquisizione e sequestro nei confronti di due società, entrambe con sede legale nel capoluogo pentro. L’obiettivo è stato quello di scoprire e interrompere le truffe, tutte ai danni dello Stato, derivate dalla formazione di crediti fiscali relativi a diversi incentivi pubblici a fronte di lavori edilizi mai realmente realizzati.
LE INDAGINI. Dirette dal sostituto delegato e coordinate dal procuratore Fucci hanno fatto emergere che gli indagati, tramite due società apparentemente indipendenti ma aventi la stessa sede legale presso lo studio di un commercialista di Isernia (una delle quattro persone ai domiciliari in quanto amministratore di una delle due) avevano ottenuto crediti fiscali tramite il il sistema dello sconto in fattura a fronte di lavori edilizi soggetti ad incentivi statali nella forma di credito di imposta, mai eseguiti o mai completati, in favore di committenti apparentemente ignari. Tra gli arrestati vi è anche un professionista di Campobasso, tecnico asseveratore delle pratiche edilizie di una delle società, che attestava al regolare esecuzione dei lavori, fornendo un apporto decisivo alla commissione della truffa il medesimo. Il professionista, in concorso con gli altri indagati, risponderà quindi anche del reato di previsto dall’art. 19 comma 13 bis del ca. Decreto Rilancio (D.L. 34/2020), appositamente previsto per sanzionare più severamente le ipotesi di falso in asseverazioni emesse al fine di far ottenere gli incentivi pubblici previsti dal Decreto.
I CANTIERI FANTASMA. Gli immobili oggetto delle false pratiche edilizie sono risultati collocati in diverse province, da quella di Isernia sino a quelle Campobasso e Latina: tra questi – si diceva – c’è addirittura l’antico castello di Torella del Sannio, del quale uno dei comproprietari, per altro deceduto, risultava l’ignaro intestatario di fatture per un importo di 145.680 euro relativi ad interventi in regime di ecobonus, mai effettuati.
I SEQUESTRI. Sempre in esecuzione del decreto del Gip sono stati sottoposti a sequestro preventivo e quindi ‘congelati’ sul cassetto fiscale delle due società crediti fiscali rispettivamente del valore di 765.696,00 euro e 585.024,70 euro, nonché ulteriori crediti del valore di euro 52.510,30 presenti sul cassetto fiscale di un’altra società, con sede in Velletri, apparentemente estranea ai fatti, la quale aveva acquistato tali crediti di origine illecita da una delle società facenti capo agli indagati. Il valore complessivo dei crediti fiscali sequestrati, quindi, e stato pari a 1.403.231,00 euro. Le attività delle due società oggetto di indagine, tuttavia, hanno prodotto crediti fiscali per circa 5.000.000 di euro, i quali – esclusa la quota già sequestrata – saranno tutti oggetto di verifica nel prosieguo delle indagini per accertarne l’origine. Il sequestro preventivo, come detto, è stato esteso anche ai crediti ceduti a terzi soggetti, anche ove acquistati in buona fede, come ammesso dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione formatasi sul punto negli ultimi anni: tale circostanza impone di sollecitare gli operatori economici, sia istituzionali (Banche, società finanziarie, etc.) che non (persone giuridiche e privati cittadini) ad una attenta verifica della legittimità dei crediti fiscali acquistati presso terzi, spesso a fronte di corrispettivi particolarmente vantaggiosi, in quanto allo stato nulla permette di tutelare i loro interessi contro condotte fraudolente poste in essere a monte dai cessionari e quindi dalla illegittimità del credito acquisito, se non l’eventuale azione risarcitoria verso il cessionario.
Alla Guardia di Finanza il plauso del procuratore Fucci “anche perché le indagini – ha detto – hanno già consentito una cospicua riduzione del danno che sarebbe stato arrecato allo Stato e dunque alla collettività”.
Le indagini continuano e gli indagati potranno far valere le loro difese davanti all’autorità giudiziaria, in base a quanto previsto dal codice di procedura penale.