Tutte e tre le finali delle massime competizioni europee sono tinte d’azzurro grazie a Fiorentina, Roma e Inter
di Matteo Mongiello
ROMA. A più di un anno dalla disfatta con la Macedonia del Nord il calcio italiano si vendica tingendo d’Azzurro tutte e tre le finali delle massime competizioni europee grazie a Fiorentina, Roma e Inter.
Se dopo il ‘suicidio’ calcistico avvenuto a Palermo il 24 marzo dello scorso anno ci avessero raccontato che la stagione successiva in campo europeo sarebbe stata dominata da squadre di Serie A probabilmente in pochi ci avrebbero creduto; invece siamo qui a raccontare di tre storie con protagoniste molto diverse tra loro ma legate tutte dallo stesso obiettivo- o sogno ,in base a come lo si voglia interpretare- alzare la coppa sotto il cielo -si spera più azzurro che mai- di Praga, Budapest e Istanbul.
Ad accomunare le tre squadre certamente c’è la mancanza di continuità nei risultati e nel gioco in campionato : basti guardare la posizione della Fiorentina che naviga in acque tranquille di metà classifica senza mai concorrere per un posto in Europa, il filotto di pareggi ottenuto dalla squadra di Mourinho nell’ultimo mese o la casella delle sconfitte dei nerazzurri che recita il numero dodici, decisamente troppe per una finalista di Champions League.
Il punto di forza delle tre compagini è sicuramente la capacità di trasformarsi nelle notti europee , mostrando così il luccicante ‘rovescio della medaglia’, trascinati anche da tifoserie da brividi , sempre pronte a sostenere le società anche nelle lunghe trasferte affrontate per tutta la competizione.
La Fiorentina di Vincenzo Italiano – anche finalista di Coppa Italia- ha iniziato il suo percorso in Conference League da lontano , battendo nei preliminari il Twente a fine agosto per poi superare agevolmente il suo girone da seconda in classifica. Da quel momento in poi la vena realizzativa tanto criticata a Firenze è definitivamente esplosa servendo a domicilio sette reti al Braga nei sedicesimi , cinque reti al Sivasspor agli ottavi e altre sei al Lech Poznan ai quarti, facendo diventare Arthur Cabral nuovamente capocannoniere della competizione e Luka Jovic ‘bomber di coppa’.
Il passo decisivo verso Praga è spettato però a Antonin Barak che -dopo un doppio confronto equilibrato con il Basilea- ha tirato fuori dal cilindro un colpo da ‘biliardo’ all’ultimo secondo disponibile del supplementare ,facendo esplodere di gioia i tanti sostenitori accorsi al St.Jakob Park e l’intero popolo viola, pronti alla prima finale internazionale dopo 33 anni contro il West Ham degli italiani Ogbonna, Emerson e Scamacca .
Se cerchiamo sul dizionario la definizione di miglioramento o ‘Upgrade’ troveremo probabilmente la parola Roma o Jose Mourinho : i giallorossi infatti arrivano a Budapest per giocarsi la seconda finale consecutiva dopo la vittoria della Conference dello scorso anno. Lo ‘Special One’ in due stagioni ha trasformato la mentalità e il gioco dei capitolini che, dopo essere andati vicini in più di un occasione a finali nelle scorse gestioni mostrando un calcio più propositivo ma senza mai giocarne una, sono riusciti a conquistarne due di fila sotto la sua gestione, non mostrando mai calcio ‘champagne’ ma essendo estremamente cinici ed efficaci.
Nella campagna europea – e non solo- il faro della squadra è stato il super colpo dell’estate di Tiago Pinto Paulo Dybala che, arrivato dopo la scadenza del contratto con la Juventus, si è messo dal giorno zero sulle spalle la Roma togliendo più volte le ‘castagne dal fuoco’ segnando gol pesantissimi e decisivi nel cammino verso Budapest; La ‘Joya’ infatti ha prima segnato il definitivo 2-0 al Salisburgo nei sedicesimi , ha poi servito l’assist a Kumbulla nella vittoria all’Olimpico con la Real Sociedad agli ottavi e infine ha messo a segno il gol più importante della sua stagione negli istanti finali della sfida di ritorno con il Feyenoord che ha regalato il supplementare alla Roma , poi vinto 4-1.
Gli infortuni hanno sempre impedito a Dybala di essere considerato uno dei top al mondo e ,nonostante questa sia stata una delle sue migliori stagioni dal punto di vista fisico, l’infortunio alla caviglia non ha permesso all’argentino di scendere in campo nella doppia sfida con il Leverkusen ma, per fortuna di tutto il popolo romanista, la rete del ‘baby’ Edoardo Bove all’andata è bastata per regalarsi un’altra notte magica e strappare così un biglietto per il 31 maggio alla Puskas Arena dove ad attenderli ci sarà la madrina dell’Europa League, il Siviglia, che ha vinto tutte le sei finali disputate finora nella sua storia.
La più grande sorpresa arriva dalla competizione più prestigiosa con l’Inter che ,a distanza di tredici anni dalla finale di Champions vinta a Madrid con il Bayern Monaco , tornerà a giocarne una il 10 giugno all’Ataturk di Istanbul affrontando la corazzata Manchester City di Pep Guardiola .
Il percorso della squadra di Simone Inzaghi è stato tutt’altro che semplice sin dall’urna di Nyon, dalla quale era già considerata come vittima sacrificale di Bayern Monaco e Barcellona e in lotta per il terzo posto con il Plzen; abilissimi invece Lautaro Martinez e compagni a spazzare via tutte le voci ma soprattutto il Barcellona di Lewandowski battendolo a San Siro e pareggiando al Camp Nou, conquistando un posto tra le sedici d’Europa addirittura con una giornata di anticipo .
A salire in cattedra nella doppia sfida portoghese negli ottavi con il Porto e ai quarti con il Benfica è stata l’intensità difensiva, con Darmian e Acerbi capaci di non far rimpiangere uno Skriniar già con le valige in mano destinazione Parigi , mantenendo inviolata la porta difesa da Onana in tre delle quattro occasioni; l’Euroderby in semifinale con i cugini del Milan è stato l’ultimo ostacolo nel ‘Road To Istanbul’ ,ampiamente superato con due vittorie su due e anche qui con zero gol subiti , ottenendo le vendetta della semifinale di vent’anni fa che vide invece trionfare i rossoneri, poi campioni all’Old Trafford contro la Juventus.
I favori del pronostico in tutte e le sfide sono dalla parte degli avversari ma, come il calcio insegna nella sua lunga storia ,non sempre a trionfare è il più forte o il favorito e chissà che, così come più di un anno fa, non possa ripetersi una ‘favola’- o ancora meglio tre- stile Macedonia del Nord, trasformando quelle lacrime di delusione in pianti di gioia e abbracci d’amore.