Il gip, su richiesta della Procura, ha disposto la confisca di 270mila euro. L’inchiesta ha interessato più società riconducibili all’indagato
CAMPOBASSO. Dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici e omessa presentazione della dichiarazione dei redditi: sono queste le ipotesi di reato formulate nei confronti di un imprenditore finito al centro dell’inchiesta della Guarda di Finanza di Campobasso, coordinata dalla Procura.
Nei giorni scorsi è stata data esecuzione ad un decreto di ‘sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta e per equivalente’ del profitto dei reati fiscali per un importo pari a circa 270.000 euro.
Il provvedimento è stato emesso dal gip, che ha accolto l’istanza della Procura.
L’indagine, che ha interessato più società facenti capo all’indagato e diverse annualità di imposta, ha portato alla luce l’esistenza di un articolato e complesso sistema criminoso organizzato dall’imprenditore, nell’ambito del commercio infra-comunitario delle auto.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, per realizzare tale commercio era stata predisposta falsa documentazione riguardo la compravendita di tali beni. In particolare, la società molisana di cui l’indagato risultava il legale rappresentante vendeva le auto ad altre società con sede in Polonia e in Bulgaria, sempre gestite da lui.
In sostanza, per la Procura, l’unico scopo era quello di interporsi fittiziamente nelle compravendite, facendole figurare dunque come cessioni intracomunitarie esenti Iva (in base alla normativa di cui all’art. 41 del d.1. 331/93).
La fase successiva del meccanismo illecito prevedeva poi che queste stesse auto, dopo pochi giorni, venissero rivendute e immatricolate in Italia attraverso la predisposizione di documentazione falsa, che attestava (contrariamente al vero) che il singolo e ignaro acquirente si era recato nel paese Europeo per acquistare l’auto e che pertanto nulla doveva in termini di Iva in Italia.
In tal modo l’indagato, per il tramite della società molisana, realizzava vendite intracomunitarie fittizie alle sue stesse società estere, trattandosi, al contrario, di auto che, non avendo mai lasciato il territorio dello Stato, venivano vendute direttamente dalla società italiana ai clienti italiani.
“Tali condotte criminose – evidenzia il procuratore Nicola D’Angelo – venute alla luce grazie al lavoro del Nucleo P.E.F della Guardia di Finanza di Campobasso, hanno consentito di ritenere raggiunta la prova del fumus dei reati fiscali ascritti all’ indagato attraverso i quali lo stesso avrebbe conseguito un profitto pari a circa 270.000,00 euro”.