FROSINONE/CERRO AL VOLTURNO. Pietro Ialongo era capace di intendere e volere quando ha ucciso con 14 coltellate l’ex fidanzata 36enne Romina De Cesare.
Lo ha stabilito la perizia psichiatrica stilata dal neurologo Peppino Nicolucci, consulente del tribunale nel procedimento in Corte d’Assise a Frosinone nei confronti del 39enne accusato di omicidio volontario aggravato dalla coabitazione e stalking.
Il professionista, ascoltato in Aula questa mattina, ha escluso l’incapacità di intendere e volere.
L’omicidio – come noto – risale alla notte tra il 2 e il 3 maggio 2022. A ricostruire i contorni della tragedia sono state le Procure di Frosinone e Latina con gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Frosinone, del Comando Carabinieri Stazione di Sabaudia, del Reparto Operativo, nucleo investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Latina.
Parti civili nel processo sono il papà della vittima (assistito dall’avvocato Danilo Leva) e il fratello (rappresentato dal legale Fiore Di Ciuccio) e l’associazione Liberaluna Onlus, assistita dall’avvocato Maria Calabrese.
La difesa dell’imputato è invece affidata agli avvocati Vincenzo Mercolino e Riccardo Di Vizio. E punta a dimostrare invece che la capacità di intendere e volere di Ialongo, al momento dell’omicidio, era scemata.
Il processo intanto è giunto dunque alle battute finali. La sentenza è attesa per il prossimo 21 marzo.
Deb.Div.
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