Lo studio pubblicato dal Sole24Ore a cui ha partecipato l’Unimol. Dati negativi anche in tema di spopolamento
CAMPOBASSO/ISERNIA. La Regione con il più alto numero di comuni con forte presenza anziana è il Molise, in 70 comuni su 136 gli over 80 sono tra il 10 e il 30% della popolazione. Questo è quanto emerge da uno studio pubblicato oggi sul Sole24Ore che evidenzia come la situazione a livello nazionale riguardi il 19,8% dei comuni italiani (1565 su 7904): situazione analoga al Molise si registra in Liguria e Abruzzo.
Lo studio spiega che oltre il 58% del territorio italiano è coperto da comuni definiti ‘aree interne’, nei quali sono residenti circa 13 milioni di persone, cioè quasi un quarto della popolazione nazionale. Si tratta di comuni periferici in termini di accesso ai servizi essenziali come sanità, istruzione, e trasporti. L’84,5% dei comuni in questione si colloca lontano dal mare, il 79,9% di questi è definito ‘comune rurale’ dalla classificazione europea del grado di urbanizzazione mentre, considerando l’altimetria, i comuni interni montani rappresentano il 48,9% del totale. Tutti i numeri riportati hanno come fonte l’Istat.
Ovviamente la conseguenza inevitabili per paesi e città senza servizi è lo spopolamento. Un fenomeno che riguarda soprattutto il Sud: la regione con la maggiore di spopolamento è la Basilicata, seguita a breve distanza dal Molise e dalla Calabria. All’opposto, con realtà in forte crescita, ci sono il Trentino-Alto Adige/Südtirol e l’Emilia-Romagna. Le aree interne, quindi, costituiscono il 67% dei comuni del mezzogiorno (numeri ben diversi riguardano il nord, dove il dato si ferma intorno al 40%).
Secondo le previsioni, poi, entro il 2030 ci sarà un calo della popolazione di circa 600mila persone e questo riguarderà soprattutto le aree interne: le stime parlano di un calo del 4,2 per mille, rispetto all’1,6 dei maggiori centri abitanti.
Anche alcuni capoluoghi sono classificati tra le aree interne: tra questi, oltre a Matera, Enna e Nuoro per l’assenza di una stazione ferroviaria, c’è anche Isernia per l’assenza di un ospedale con Servizio Dea.
Per il Centro di Ricerca per le Aree Interne e gli Appennini dell’Università del Molise – presieduto dalla professoressa Luisa Corazza e composto dai ricercatori Carlo Lallo, Emilio Cameli e Federico Benassi – la questione è nel contempo sociale, di sviluppo economico, di rappresentanza politica e di tenuta del territorio. Come dichiarato al Sole24Ore, non parliamo di aree deserte, visto che spesso comprendono le aree interne comprendono anche città città molto abitate, ma di comuni senza servizi. Secondo l’Unimol, non ci sarebbe una soluzione unica proprio per la varietà presente, ma per tutti servirebbe una presenza delle istituzioni con soluzioni che possano attingere anche all’esperienza recente, su tutte il Covid e l’operatività a distanza, sia lavorativa che didattica. La sfida è portare una struttura digitale dove questa è assente o debole, permettendo magari di aggregare offerte di servizi in aree limitrofe.