CULTURA & SPETTACOLI

Nostalgia, ritorno sognato che cammina sui ricordi delle nuove generazioni: corso di italiano on line per oriundi

Il Cpia ‘Maestro Alberto Manzi’ e il ‘Villaggio della cultura’ costruiscono ponti oltreoceano


CAMPOBASSO. “Un incontro spontaneo e inaspettato, che apre la mente su un passato antico e assopito sull’anima, i miei nonni tra America e Francia che sognavano di tornare in Italia, una chiacchierata amichevole con Marica Mastropaolo e Silvio Giorgio dell’Associazione ‘Il villaggio della cultura’ presso la presidenza del Cpia M. Alberto Manzi che con orgoglio dirigo che si occupa tra le tante attività dell’alfabetizzazione degli alunni stranieri, nuovi migranti che portano con sé storie di sfruttamento e di dolore”.

La dirigente scolastica del Cpia Valeria Ferra racconta così un progetto vivace nato nel suo istituto, un corso base gratuito on line che indossa il tricolore per oriundi di lingua inglese e spagnola residenti all’estero che sappia tener conto del fuso orario di Argentina, Canada e Stati Uniti. Un entusiasmo contagioso che ha coinvolto le appassionate docenti Chiara Bochicchio, Filomena Di Lisio e Antonietta Lamenta.

Gli iscritti in partenza sono 53, ma il numero in poco tempo inizia a salire con una fascia di età che va dai 10 agli 84 anni, la maggior parte condividono origini italiane, soprattutto molisane, e le motivazioni che li muovono ad apprendere l’italiano sono varie, partendo da un sentire profondo, di nipoti che portano con sé tracce di vita di nonni italiani dei quali tentano di ricreare gli odori, i profumi, i sapori, le voci, i suoni e le cadenze, i canti e le musiche, gli aneddoti e i piccoli orizzonti quotidiani della loro terra perduta.

Tracce di una potente nostalgia, il dolore del ritorno, sognato e spesso mai più realizzato, come recita il potente etimo greco. Una nostalgia tramandata e affidata ai più piccoli che nutre nelle generazioni successive un bisogno incontenibile di sentire ancora le parole, le voci, l’idioma di Casa che diventa un custode di ricordi. Un esodo imponente, un addio faticoso quello degli italiani che dal 1861 ha lacerato il nostro paese con ventiquattro milioni di partenze che sradicavano vite e spezzavano famiglie.

“Tra il 1876 e il 1915 emigrarono ben 175.000 molisani, vale a dire la metà della popolazione allora residente nella nostra regione. Nel secondo dopoguerra ci sarà un’altra emigrazione importante sia verso l’America sia verso le nazioni europee situate a nord della nostra penisola. I primi emigrati di fine ‘800 dopo i difficili momenti iniziali di ambientamento, riuscivano a farsi rispettare lavorando sodo e, non senza tanti sacrifici, in pochi tornavano a casa portando risorse notevoli per aiutare i congiunti rimasti in Italia, viaggi oltre oceano che diventavano un’odissea, ma molti altri restavano in terra straniera con un sogno irrealizzato di tornare dove c’erano le radici secolari e gli affetti indimenticabili”.(F. Carmosino- L’orrore delle guerre, l’onore dei caduti-millemotivi castel di sangro- Cap. 2 p.17).

Un’emigrazione da subito di lungo periodo, chi partiva per destinazioni extraeuropee sapeva che non sarebbe tornato. Un addio, dunque, durissimo. Viaggi disperanti di speranza di chi spesso non aveva un’istruzione e si affidava al destino o alla Provvidenza e con umiltà poteva lavorare solo come bracciante, manovale, o minatore tenendo stretto a sé il sogno di trovar fortuna. Sentimenti contrastanti che segnavano i giovani volti, solcandoli di amarezza e rimpianti, foto sbiadite in bianco e nero espressive e dense di parole ed emozioni non dette con lo sguardo senza luce di chi alla ricerca del riscatto porta con sé l’amore per la propria terra…e lo tramanda instancabilmente come cantastorie ai più piccoli che nel frattempo crescono con il desiderio di riportare a casa un pezzo di cuore dei propri nonni, riallacciando i fili interrotti di una lingua che riecheggia nelle stanze ormai vuote dei ricordi.

Bisogno di appartenenza e di attaccamento sostengono la creazione di ‘isole’ di connazionali, sono tante le associazioni che costruiscono ponti come il Centro Molisano ‘Sant’Elia’ – La Plata in Argentina, grazie al quale, molte iniziative come questa vengono pubblicizzate e sostenute per accorciare le distanze. “L’atmosfera in presidenza si fa leggera, quasi sospesa…rarefatta – chiarisce ancora la dirigente Ferra – penso ai miei studenti superstiti di traversate contemporanee ma con una eco di antico dolore, penso alla foto del passaporto di mia nonna, dove su un volto scavato si stagliavano occhi grandi con labbra strette d amarezza, penso a mio padre, alle mie radici spezzate che seppur invisibili continuano a nutrirmi e poi i miei occhi incrociano quelli di Marica e Silvio accesi perché stanno realizzando un sogno e sento un desiderio enorme di dar voce a quei suoni, a quelle canzoni, a quelle storie raccontate da non dimenticare perché racchiudono un’eredità inestimabile di affetti da preservare. E così prende il via un corso base online gratuito, ogni mercoledì dalle 20 alle 22 ora italiana”.

Carmen

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