In carcere un giovane campano, identificato e fermato grazie alle indagini dei carabinieri, coordinati dalla Procura
CAMPOBASSO. Ha un volto e un nome il giovane truffatore che ha raggirato una coppia di anziani di Campobasso, riuscendo a portar via loro oggetti in oro del valore di oltre 20mila euro.
Questa mattina, a Napoli, i militari del locale Comando Stazione Carabinieri, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip Campobasso su richiesta della Procura, nei confronti del 20enne residente in Campania .
L’ordinanza di custodia cautelare costituisce l’epilogo di una complessa e meticolosa attività investigativa avviata agli inizi del 2024, coordinata da questa Procura e condotta dall’Arma, a fronte del recrudescente fenomeno delle truffe in danno di persone deboli, come, per l’appunto, gli anziani.
Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, il giovane, con l’aiuto di complici non ancora identificati, dopo varie telefonate che lasciavano presagire un imminente arresto della figlia dei coniugi, si è presentato presso la loro abitazione di Campobasso e si è fatto consegnare oggetti in oro per un valore di circa 20/30.000 euro.
Il modus operandi, come noto prevede un primo contatto telefonico tra la vittima e truffatore il quale, presentandosi come un operatore qualificato (ad esempio, quale maresciallo dei carabinieri, avvocato, dipendente di Poste Italiane), manifesta l’urgente necessità che venga immediatamente consegnato del denaro per aiutare un parente della vittima a risolvere le disavventure più varie (arresto a seguito di incidente, blocco del conto corrente, ritiro di un pacco) in realtà mai avvenute.
I truffatori, dunque, occupando la vittima in una conversazione telefonica, al fine di evitare che la stessa possa contattare il parente indicato per verificare la veridicità della richiesta, e facendo leva sulla prospettazione di pericoli imminenti, inducono la stessa a consegnare il denaro disponibile o i gioielli presenti in casa ad un emissario (un finto dipendente di uno studio legale o un impiegato del Tribunale), approfittando della scarsa lucidità che simili notizie possono generare in persone particolarmente vulnerabili.
“La vicenda in questione – evidenzia in una nota il procuratore Nicola D’Angelo – rappresenta la punta dell’iceberg di una tipologia delittuosa che emerge sempre più ricorrentemente ed il cui contrasto capillare è tra gli obiettivi di questa Procura; lo scrivente coglie l’occasione per rendere edotta la popolazione in merito all’esistenza di tali condotte, nonché sulla necessità di avvisare tempestivamente le locali Forze dell’Ordine ai numeri di emergenza 112 – 113 al verificarsi di casi simili.
Il procedimento è nella fase delle indagini preliminari nel corso delle quali gli indagati potranno esperire, nell’ottica difensiva, tutti i rimedi processuali previsti dal codice di rito”.