La segretaria generale della Filcams Cgil Molise replica a Della Porta e invita il senatore ad essere presente al prossimo presidio


TERMOLI. Il caso Stellantis infiamma il dibattito di fine estate in Molise. Continua lo scontro a distanza tra il senatore Costanzo Della Porta e la Cgil, rea a suo avviso di restare in silenzio rispetto alla situazione complessa vissuta dai lavoratori dello stabilimento di Termoli. E accusa il sindacato di svolgere la sua attività più sulla stampa che sul campo.

Accuse rispedite subito al mittente dalla Filcams Cgil Molise, guidata dalla segretaria generale Cinzia Bonetto. “La difesa dei lavoratori del comparto mense e pulizie – sottolinea la sindacalista – è stata concretamente attuata con numerosi presidi organizzati davanti ai cancelli della Stellantis”. Bonetto ha fatto poi notare come, in queste occasioni, la presenza del senatore della Porta sia mancata, mentre erano invece presenti i lavoratori, il sindacato e alcuni esponenti della politica molisana.

Riguardo all’accusa del senatore di una presunta acquiescenza della Cgil alle scelte aziendali, la Filcams Cgil Molise ha risposto fermamente. “Non risulta essere veritiero. La nostra organizzazione – evidenzia ancora Bonetto – svolge nel migliore dei modi il ruolo che le viene riconosciuto dalla Costituzione e dagli iscritti, difendendo tutti i lavoratori e non solo i tesserati”.

Per quanto riguarda poi l’incontro tra il senatore Della Porta, il presidente della Regione Molise Francesco Roberti e il ministro Adolfo Urso, la Filcams Cgil Molise attende ancora di conoscere le decisioni prese in merito alla Gigafactory “considerato che il senatore ha affermato l’efficienza a tutto campo della filiera istituzionale”.

Infine, la Filcams Cgil Molise invita pubblicamente il senatore Della Porta a partecipare al prossimo presidio in difesa dei lavoratori del gruppo Stellantis. “Un invito – conclude Bonetto – che, se accettato, potrebbe rappresentare un momento di confronto diretto e concreto sulle tematiche lavorative che stanno infiammando il cosiddetto caldo settembre sindacale”.