La replica della capogruppo dem al presidente della Regione
CAMPOBASSO. Continua il botta e risposta tra il presidente della Regione Francesco Roberti e la capogruppo del Partito democratico Micaela Fanelli sulla questione dei compensi lievitati nel Cda di Finmolise. “La ripetitività delle bugie che si cerca di trasformare in verità. È una vecchia regola della comunicazione, che torna buona ogni volta non si hanno argomenti, soprattutto per smentire. Solo questo può fare Roberti – sferza la Fanelli – tentare di mettermi il bavaglio e, ormai avrebbe dovuto capirlo, con me non attacca. Anzi – aggiunge – mi rende ancora più determinata nell’evidenziare la mala gestione della cosa pubblica, che compie quotidianamente”.
“Per l’ennesima volta, cerca di denigrare il lavoro che ho svolto per la regione Molise. Era lavoro, e non incarichi. Avendo vinto un concorso con l’amministrazione Di Stasi e avendo proseguito negli anni di Iorio, come tutti gli altri componenti del Nucleo di Valutazione selezionati. Ho lavorato e sono stata pagata. Per altro, lasciando un lavoro a tempo indeterminato nel sistema Confindustria. Non per necessità quindi, ma per scelta. Non con compensi stellari e dati in funzione di un consenso politico, ma perché ho fatto sempre il mio dovere, come può tranquillamente chiedere al suo attuale assessore alla programmazione e come può verificare dal lavoro che ho lasciato agli atti. Così come ho continuato a lavorare sempre nella mia vita. Mentre ero sindaco, per non gravare sulle casse del mio comune, ho percepito solo un rimborso (nei quasi 10 anni). E parimenti nel ruolo di assessore a Pontecorvo, svolto gratuitamente per motivi che sfuggono al caro Roberti, ignaro anche degli organi di cui facevo parte in Europa e rispetto ai quali quella attività era funzionale. In una giunta civica con due componenti del Pd”, riassume la capogruppo dem.
“Si comprende benissimo, dunque, perché continua ad attaccarmi sul piano personale e a non rispondere mai nel merito. Per deviare l’attenzione dalle proprie incapacità – attacca la Fanelli – E io torno a chiedergli: che deve fare di così più gravoso il nuovo presidente di Finmolise per percepire un compenso che lui ha deciso di aumentare da 15.000 a 40.000 euro? E consiglieri del CdA che passano da 10.000 a 15.000? In più, nella delibera di Giunta 430 del 5 settembre scorso, è indicato come ancora da definire il nuovo Amministratore Delegato che percepirà, come specificato in narrativa dello stesso atto in riferimento al precedente deliberato, 50.000 euro. Un totale astronomico mai previsto innanzi per la Governance di Finmolise. E se ad oggi l’uscente Ad non percepisce compenso è solo perché la legge questo prevede per chi è in pensione, come il signor Fagnano”.
“Nulla contro nessuno”, dice la Fanelli, “ma proprio perché leggo gli atti apprendo delle somme previste e i cui aumenti andrebbero giustificati ai molisani. Almeno spiegando i programmi per le imprese. In uno stesso giorno, ci sono tre notizie che riguardano le stesse (conferenza stampa di Di Lucente su fondi europei, incarico al delegato Di Pardo e vertici Finmolise cambiati) e nessuno che spiega per fare cosa e con quale coordinamento fra i vari soggetti. Chi comanda e per fare che? Il mio ruolo di consigliera di opposizione mi impone di controllare e chiederlo. Invece questo non piace”.
Fin qui, ricorda la consigliera regionale, “ho collezionato vari appellativi dal Presidente: circe, strega, maestrina… a volte a mezzo social, a volte per titoli di giornali che indirettamente mi identificavano, a volte – come ora – in modo diretto. Può continuare a insultarmi. Ma stia proprio tranquillo, io non mi taccio. Continuerò a denunciare le sue malefatte ai molisani. Come l’autogol del sottosegretario, per le nomine a costi maggiorati, per le tasse al massimo, per aver sfilato contro l’autonomia differenziata e per essersi rimangiato tutto”.
“Devo davvero fare la maestrina con la matita rossa e blu? E allora tutto questo è blu scuro! E lui è bocciato come Presidente di Giunta e, soprattutto, come uomo che continua a denigrare il lavoro e il coraggio delle donne – aggiunge la Fanelli – Dice bene Michela Murgia nel suo libro ‘Stai zitta’, quando scrive: ‘Non fare la maestrina! Sbalordisce ogni volta constatare quanto sia potente il trauma del maschio italiano legato alla figura della maestra delle scuole elementari, irrisolto al punto che ogni donna che puntualizza una questione con un minimo di argomenti validi lo riporta immediatamente a quello stadio dello sviluppo in cui indossava i calzoni corti e stava seduto al suo banchetto mentre l’insegnante disegnava in rosso gli errori sulla pagina delle aste. Da quel momento, qualunque donna che ragiona con disinvoltura riesce nella magia nera di far tornare l’uomo bambino, scatenando una reazione aggressiva e infantile che però ha il solo effetto di confermare l’avvenuta regressione'”, chiosa la capogruppo dem.