Questa mattina la cerimonia dedicata all’81esimo anniversario della tragedia del 10 settembre 1943


ISERNIA. Sono trascorsi esattamente 81 anni da uno degli episodi più tragici e dolorosi nella storia di Isernia. Tuttavia, il passare del tempo non può cancellare questo evento dalla memoria collettiva della comunità. Questa mattina, con una cerimonia semplice ma estremamente toccante, la comunità pentra ha commemorato i bombardamenti e le vittime del 10 settembre 1943.

Alle 10:23 in punto, i rintocchi delle campane della Cattedrale hanno risuonato per ricordare l’ora esatta in cui le prime bombe caddero sulla città, segnando l’inizio di una devastazione che avrebbe cambiato per sempre la vita degli isernini.

Le celebrazioni sono poi proseguite con una Santa Messa in Cattedrale, officiata dal vescovo monsignor Camillo Cibotti, a cui hanno partecipato numerosi cittadini, insieme alle più alte cariche civili, militari e religiose.

In seguito, si è tenuta la deposizione delle corone d’alloro ai piedi del monumento dedicato alle vittime del 10 Settembre, situato nella piazza omonima. Il sindaco Piero Castrataro e il prefetto Franca Tancredi hanno guidato questo momento solenne, rendendo omaggio a coloro che persero la vita in quel terribile giorno.

Emozionante l’esecuzione da parte dell’orchestra Tetracordo dell’opera musicale ‘La Nenia’ di Stéphane Delplace. La cerimonia si è quindi conclusa con la deposizione corona di alloro presso il Museo Civico della Memoria.

“Il 10 settembre la città si ferma e si stringe per ricordare quel tragico evento che seminò morte e distruzione – ricorda il sindaco Castrataro – Una triste pagina di storia che ha profondamente segnato il nostro popolo ma che ci insegna quanto dal dolore e dal sacrificio sia possibile ricostruire e rinascere. Questa mattina la tradizionale cerimonia commemorativa alla presenza delle autorità civili, militari e religiose per celebrare un giorno che nessun isernino dovrà mai dimenticare. E dal ricordo parte l’incessante impegno alla ricerca della pace e un messaggio di speranza, affinché concordia ed armonia possano guidare un mondo che parla ancora troppo il linguaggio della guerra”.

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