Lo spettacolo a Civita di Bojano
di Gianni Perna
BOJANO Si è trattato di uno spettacolo sperimentale, che ha visto la partecipazione di un grande pubblico, attento ed entusiasta. Il tutto si è svolto in uno scenario unico e indimenticabile, in un’atmosfera surreale tra le antiche pietre, con la recita di alcuni versi del Canto III dell’Inferno della “Divina Commedia” di Dante Alighieri.
Si è iniziato al suono di zampogne e ciaramelle con Daniele Romano e Antonio Scioli. A seguire, il giovane Dante cerca l’ispirazione, intanto Beatrice danza con movimenti sinuosi. Carmine Taddeo recita i primi versi della Divina Commedia: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura…”. Quindi l’ideatrice, l’organizzatrice nonché presentatrice di questa serata meravigliosa, Mina Cappussi, presenta Dante e Beatrice, alle prese con l’ispirazione che ha preceduto e portato alla Divina Commedia.
A seguire si sono alternati con la “Danza Medievale” Miche Fratantuono, Daniele Romano, Salvatore Caracciolo, Federica Napoletano, Sabina Iadarola e Valeria Scinocca con l’intento di valorizzare il Castello Imperiale di Civita di Bojano e i tanti castelli molisani.
Dopo aver letto Dante, c’è stata l’esibizione del “Passo a due” che ha letteralmente incantato il numeroso pubblico presente, ottimamente eseguito da Maria Claudia Fatica e Carmine Taddeo della Compagnia di Ballo Amatuzio, sulle note di Franz Liszt. Ancora Mina Cappussi introduce il Canto III con gli ignavi, coloro che nella loro vita non hanno mai agito né nel bene né nel male, ma che si sono limitati ad allinearsi sempre a un’idea del più forte. Quindi cita colui che fece per viltade il gran rifiuto: Papa Celestino V, il papa molisano che rifiutò il soglio pontificio, ossia “il trono del Pontefice”, in quanto troppo corrotto e violento.
Da segnalare Alessio Spina, che recita il Canto III, e Antonio Scioli: “Per me si va nella città dolente, per me si va nell’eterno dolore…, per me si va tra la perduta gente.”
In prosieguo, entra il corpo di ballo Amatuzio che esegue: “Oh fortuna” di Carl Orff (tutte le ragazze). Quindi ritorna Alessio Spina, avvocato e cultore di Dante e della Divina Commedia, il quale recita la prima parte del Canto III e Antonio Scioli che accompagna con la ciaramella. Di seguito si alternano Daniele Romano con la zampogna, il quale esegue pezzi dal grande impatto emotivo.
Alla fine, Mina chiude la IV edizione del “Dante a Castello” con l’introduzione del Corpo di Ballo Amatuzio di Marzia Bernardo, che si dispone su un terreno difficilissimo per il balletto, “In taberna quando sumus”, testo poetico goliardico medievale, che tradotto è: “Quando siamo alla taverna, non curamus quid sit humus, non ci interessa nient’altro.” E così si chiude la IV edizione del “Dante a Castello”, con un’ovazione finale da parte del numeroso pubblico entusiasta, galvanizzato, letteralmente in delirio.
Si, perché si è trattato di un qualcosa di inenarrabile, indescrivibile, difficilmente ripetibile, un vero e proprio “unicum”, che ha destato momenti di forti emozioni.
Al termine, la direttrice Mina Cappussi ha ringraziato tutti gli sponsor e quanti hanno partecipato e creduto fortemente in un esperimento, in un NON-EVENTO, alla stregua di “Alice nel Paese delle Meraviglie…”, dando appuntamento al 2025, per la V edizione del “Dante a Castello”.