Presentata una mozione del Pd che sarà discussa nel corso della prossima seduta dell’assise di Palazzo San Francesco


ISERNIA. Un tema di stretta attualità che anima il dibattito politico a livello nazionale e locale. È quello dell’autotonomia differenziata, argomento approdato oggi in Consiglio comunale a Isernia. La seduta si è chiusa, dopo ampia discussione e confronto, con la presentazione di una mozione che sarà discussa nel corso della prossima seduta dell’assise di Palazzo San Francesco.

A chiedere che l’argomento fosse discusso in Aula il Partito Democratico. “Una richiesta – ha spiegato la consigliera Angela Perpetua – che nasce dalla contrarietà a un ddl che spaccherà l’Italia. Un ddl parte già male col metodo, senza alcun confronto con le opposizioni e con tutte le parti che, inevitabilmente, sono coinvolte in questo decreto. Possiamo leggerla come una cambiale da pagare ai leghisti? Non lo so, ma so che la pagheremo tutti noi. La pagheranno, credo, tutte le regioni e non solo quelle del sud”. Metodo, ma anche merito. “Il Parlamento – ha sottolineato Perpetua – viene delegittimato della sua funzione legislativa, dato che le assemblee legislative vengono relegate a spettatrici delle future intese tra Governo e Regioni. Poi c’è la questione Livelli Essenziali di Prestazione. In merito possiamo osservare con chiarezza che non esistono definizioni in termini concreti e soprattutto non c’è il vaglio degli effetti finanziari del bilancio generale dello Stato. Questo lede profondamente tutti quei diritti di uguaglianza e perequazione che sono invece previsti dalla Costituzione Quindi senza definire e, soprattutto, finanziare i Lep non può chiamarsi autonomia ma – semplicemente – secessione. Alla base della nostra contrarietà – ha detto ancora – c’è una sorta di regionalismo competitivo e asimmetrico”.

Il capogruppo di Isernia Futura Michele Antenucci ha quindi tra l’altro evidenziato come, per il Molise “una regione che già affronta sfide significative in termini di sviluppo economico e accesso ai servizi, l’autonomia differenziata potrebbe risultare particolarmente penalizzante. In un contesto dove la sanità è spesso carente, con ospedali sotto pressione e una cronica carenza di personale, il trasferimento di competenze potrebbe peggiorare ulteriormente la situazione, portando a una diminuzione della qualità e della disponibilità dei servizi sanitari – ha detto – Anche nell’istruzione, il rischio è quello di un ulteriore divario. Con una gestione autonoma, le Regioni più ricche potrebbero investire maggiormente in scuole, infrastrutture educative e programmi di qualità, mentre il Molise, con risorse limitate, potrebbe non essere in grado di garantire lo stesso livello di istruzione ai propri giovani, aumentando la disparità formativa e le opportunità future per i nostri studenti. Nel settore delle infrastrutture, la situazione potrebbe diventare ancora più critica. Già oggi, il Molise soffre di un grave isolamento infrastrutturale, con collegamenti stradali e ferroviari inadeguati. L’autonomia differenziata, senza un adeguato supporto nazionale, rischia di lasciare ulteriormente indietro il nostro territorio, limitando le possibilità di sviluppo economico e sociale.

Finalmente – ha poi aggunto – anche se tardivamente, se ne sta accorgendo anche il centrodestra locale. Fra questi, il presidente della Regione Roberti, che avrebbe ammesso, in occasione della Festa di Forza Italia Giovani, che l’autonomia differenziata creerebbe ‘parecchie difficoltà’, soprattutto per le regioni del Centro-Sud. Ritengo essenziale essenziale sostenere il referendum contro la Riforma Calderoli sull’autonomia differenziata. Questo referendum rappresenta un’opportunità cruciale per fermare una riforma che minaccia di dividere ulteriormente il nostro Paese e di aggravare le disparità tra le diverse Regioni. È fondamentale difendere, di contro, un modello di governance che rispetti i principi di equità e solidarietà sanciti dalla nostra Costituzione. Tutti i cittadini devono avere accesso agli stessi diritti e opportunità, indipendentemente dalla loro regione di residenza”.

Sulla questione sono intervenuti diversi esponenti del centrodestra a Palazzo San Francesco, con una visione ovviamente diversa sulla riforma.

“La legge – ha affermato il capogruppo di Fratelli d’Italia Pietro Paolo Di Perna nel corso del suo intervento – è molto chiara: a garantire i servizi essenziali sarà sempre e comunque lo Stato. L’autonomia differenziata consente a una Regione di poter gestire autonomamente un servizio nel caso possa apportare un miglioramento. Se ciò non sarà possibile nella nostra regione lo Stato non farà comunque mancare i servizi essenziali ai suoi cittadini”. Di Perna ha poi ricordato che di fatto esiste già una sorta di autonomia in Italia “e ciò che la danneggia – ha detto – è forse proprio la mancanza di regolamento specifico. E questa legge va proprio a regolamentare e a dare la possibilità di accesso facoltativo all’autonomia su un determinato servizio essenziale”.

“Non ho mai dichiarato di essere favorevole all’autonomia differenziata – ha detto quindi il consigliere di Forza Italia Cesare Pietrangelo – ma forse a qualcuno giova ricordare che questa breccia è stata aperta con il Governo Amato nel 2001. Nella vita bisogna anche assumersi delle responsabilità e deve farlo soprattutto chi governa. Cosa hanno fatto tutti i governi di centrosinistra? Nulla o quasi. Qui si guarda solo la punta dell’iceberg. Voi che siete contro: la proposta alternativa qual è?”.

In chiusura del dibattito il sindaco Piero Castrataro. “Una riforma scellerata – ha affermato – mero frutto di un patto politico a vantaggio di quei pochi che, da anni, mirano solo a dividere il Paese. L’ingiustizia di un’Italia a due velocità, in cui ai territori più piccoli, marginali, svantaggiati, si sta precludendo la possibilità di giocarsi il futuro. Sanità, trasporti, istruzione, ambiente: su questi temi, di importanza vitale, a tutti vanno dati gli stessi strumenti. L’odierna riunione dell’assise civica di Isernia ha avuto il compito di rappresentare il grido di chi crede ancora che si possa invertire la rotta. Dobbiamo crederci tutti, idealmente e materialmente, con una firma e con un voto, per cambiare la storia e poter dire di essere stati dalla parte giusta. In questo mondo non c’è spazio per le divisioni, ma l’urgenza di lavorare in favore dell’unità”.