“Oltre un milione di mc di roccia e terra scavati, 12 km di gallerie nelle montagne del Parco, cantieri in piena zona di riproduzione dell’orso bruno e di altri animali protetti, 38.000 mg di foresta rasi al suolo”: le ragioni della contestazione


ISERNIA. Il Coordinamento No Pizzone Il presenta un primo documento sulle “inequivocabili ed enormi criticità del cosiddetto nuovo progetto di Enel in pieno Parco d’Abruzzo: non è altro che la riproposizione di quello depositato l’anno scorso e coperto di osservazioni negative. Da un lato l’intento della multinazionale è quello di estrarre profitto dal territorio per distribuirlo agli azionisti con un progetto del costo dichiarato di 627 milioni ma dai margini miliardari nella vita utile del nuovo impianto della potenza di 164 MW, dieci volte quello attuale”.

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Durante una conferenza stampa questa mattina, sabato 21 settembre, presso l’Ex Lavatoio di Isernia, il Coordinamento ha esposto tutte le criticità che, a una prima analisi, si ritiene il progetto di Enel contenga. Le riportiamo di seguito come esposte:

  • 12,05 km di perforazioni nelle montagne di gallerie di adduzione, pozzi e tunnel di servizio, con diametro da 5 a 10 metri;
  • lo scavo di due enormi caverne, la più grande con altezza 40 metri e larghezza 28;
  • un volume di roccia e terra scavati/sbancati di 1.180.603 me di cui solo un decimo verrebbero riutilizzati in cantiere mentre 1.006.212 verrebbero gestiti in regime di rifiuto;
  • 38.000 mg di bosco rasi al suolo;
  • i cantieri durerebbero 4 anni, durante i quali, in territori protetti e vicino ai paesi di Pizzone e Castel S. Vincenzo, ci sarebbero decine di migliaia di passaggi di mezzi pesanti, con emissioni rumorose, sbancamenti, emissioni di inquinanti come polveri sottili, ossidi di azoto, come ammesso nei documenti depositati da Enel;
  • le gallerie attraverserebbero un territorio fortemente sismico con presenza di diverse faglie pericolose ammesse dagli stessi redattori degli studi di impatto;
  • le opere sarebbero realizzate in aree con pesanti dissesti idrogeologici, tanto che il progetto prevede ulteriori interventi con barriere paramassi molto impattanti lungo i versanti per proteggere le nuove opere e i cantieri. Cioè si localizzano consapevolmente le opere in un contesto di forte rischio, per cui bisogna difenderle con grandi opere. Già solo questo la dice lunga sui “criteri” di sostenibilità usati.
  • nei documenti si ammette che le arce che saranno devastate per i cantieri ospitano femmine di Orso bruno marsicano, specie di uccell rari e protetti a scalpeo unitaria come Balia dal Collare e Picchio dorsobianco nonché specie di anfibi protetti come il Tritone crestato;
  • dal punto di vista dell’interazione con gli acquiferi Enel, invece di presentare dati diretti raccolti con sondaggi come aveva promesso, cerca di minimizzare gli impatti sulla circolazione dell’acqua sotterranea ipotizzando che le gallerie passeranno sopra la principale falda basale usando esclusivamente dati indiretti e di mero contesto senza appunto alcuna verifica diretta. A parte questi enormi limiti, comunque ammette che intercetterà acqua negli scavi e che sulle sorgenti non ci sarà rischio zero di interazione negativa: una chiara violazione delle norme del Parco che impediscono qualsiasi alterazione del ciclo idrico.
  • gli studi naturalistici sono palesemente incompleti e quindi irregolari rispetto alle Lince guida nazionali sulla Valutazione di Incidenza in quanto, a fronte di un progetto che costa 627 milioni di euro (a parte i profitti), sono stati condotti per un mese e mezzo con tre uscite di cinque giorni complessivi a maggio e giugno 2024 (.), rimandando “strategicamente” gli approfondimenti a progetto approvato. Questo il livello di attenzione verso uno dei Parchi nazionali più noti al mondo, come se nelle altri mesi dell’anno l’area non fosse fondamentale per tante specie protette;
  • le oscillazioni di livello giornaliero dei due laghi saranno 2,80 metri per il lago di Montagna Spaccata e di 2,35 metri per Castel San Vincenzo. Cioè ogni giorno la quota dell’acqua andrà su è giù di oltre 2 metri. Enel cerca di indorare la pillola sostenendo che rientrano nei range operativi attuali: peccato che oggi questa oscillazioni avvengano a distanza di mesi e non nell’ambito dello stesso giorno!
  • il bilancio energetico è negativo, cioè si perde energia, visto che per funzionare il progetto prevede di pompare, usando energia comprata a poco prezzo, acqua verso l’alto per centinaia di metri per stoccarla. Questa acqua verrà turbinati verso il basso per produrre (meno) energia nei momenti in cui conviene a Enel, cioè quando il prezzo del KWh è più alto. Non essendo completamente efficiente, il sistema perde almeno il 20-30% dell’energia immessa.

La questione di usare energia che altrimenti verrebbe sprecata in situazione di surplus di produzione rispetto alla richiesta, spiegano dal Coordinamento, “è in larga parte infondata” perché:

  1. l’Italia sta aumentando le interconnessioni bidirezionali con Balcani, Africa ed Europa centrale, potendo quindi smistare l’energia prodotta anche in quelle aree;
  2. i momenti di surplus effettivo sono e saranno limitati e lo saranno per diversi anni visto che la produzione da rinnovabili è ancora una quota piccola rispetto all’energia complessiva consumata per tutti gli usi e l’elettrificazione di questi ha ancora enormi margini di pemetrazione;
  3. per lo stoccaggio esistono comunque alternative ai pompaggi come i sistemi a batteria BESS che ormai sono parte integrante di tutti i progetti di installazione di nuove rinnovabili, con costi che stanno scendendo paurosamente rendendo questa opzione sempre più concorrenziale.

“Notiamo che a fronte di tutti questi immensi impatti e ai profitti che begli anni saranno di miliardi di euro che avrebbe Enel, l’azienda promette di offrire qualche opera distribuita sul territorio a mo’ di “perline colorate”, dalla riqualificazione del campo sportivo di Pizzone (!) a un po’ di giochi sui due laghi.
Il Coordinamento No Pizzone Il aveva ampiamente previsto che la momentanea ritirata di Enel era solo tattica per poi ripresentare lo stesso progetto cercando nel frattempo di far calmare le acque”, scrivono dal coordinamento. “Dall’altro come si poteva pretendere un intervento diverso, come ingenuamente qualche politico e amministratore locale auspicava per poter dire sì non potendo negare l’enorme impatto negativo dal punto di vista ambientale, sociale e culturale, visto che la conformazione del territorio è quella, le infrastrutture pre-esistenti sono quelle, i siti protetti della Rete Natura2000 hanno i loro confini e il Parco nazionale anche?”

Gli attivisti del Coordinamento, assieme a diversi tecnici, ora “vaglieranno con attenzione tutti i 250 elaborati visto che appaiono ulteriori falle che presto saranno oggetto di ulteriori comunicazioni. Già da ora si chiede agli enti coinvolti nel procedimento, a partire dall’ente Parco nazionale, soggetti che entro il 17 ottobre dovranno esprimersi, di dare parere negativo viste le enormi implicazioni negative della proposta della multinazionale. Ai cittadini e alle associazioni di partecipare alla lotta per difendere un territorio così prezioso a scala mondiale”.