Si tratta di una forma di prevenzione primaria contro fenomeni come l’isolamento, l’emarginazione, il disagio e il degrado umano e ambientale: il parere dell’esperta


di R. Francesca Capozza*

PSICOLOGIA. Nell’ambito della promozione della salute, si definisce Empowerment il processo con cui le persone e le comunità acquisiscono un maggiore controllo rispetto alle decisioni e alle azioni che riguardano la propria vita, salute, benessere. Attraverso l’Empowerment di comunità si realizza una comunità competente in cui i cittadini si scoprono portatori di competenze, motivazione e risorse per intraprendere attività volte al miglioramento della vita.

L’Empowerment di Comunità è un processo che mira a favorire l’acquisizione di potere, cioè accrescere la possibilità dei singoli e dei gruppi di controllare attivamente la propria vita al fine di cambiare il proprio ambiente sociale e politico per migliorare l’equità e la qualità di vita. Si tratta di una forma di prevenzione primaria contro fenomeni come l’isolamento, l’emarginazione, il disagio e il degrado umano e ambientale. Una comunità competente è una comunità in grado di: garantire una buona qualità della vita a tutti i suoi membri, rimuovere le barriere alla partecipazione di tutti, creare (pari) opportunità per tutti e con tutti, cogliere bisogni specifici e fornire supporto appropriato, riconoscere diritti fondamentali e saperli proteggere.

Francesca Capozza

Il Volontariato rappresenta un forte strumento di Empowerment di Comunità come fenomeno fortemente radicato, caratterizzato da una motivazione pro sociale e da valori cruciali quali la solidarietà, l’altruismo, la reciprocità e la gratuità. La Psicologia ha sempre sostenuto l’importanza del volontariato all’interno di una Comunità per facilitare lo sviluppo delle risorse psicologiche e relazionali, essenziali nella costruzione del benessere individuale e comunitario. Alcuni fattori determinanti che motivano le persone a fare volontariato sono: la personalità prosociale, le motivazioni, l’identità, le relazioni familiari, il contesto organizzativo e le relazioni con la comunità di appartenenza. 

Sono varie le motivazioni che spingono a svolgere attività a favore degli altri: possono essere personali (legate ad esperienze di proprie sofferenze o di persone vicine), ideologiche, religiose, politiche, ecc. Resta centrale la preoccupazione per gli altri e la spinta a voler offrire la propria disponibilità nella loro sofferenza, sostenendo valori umanitari e religiosi. Il volontario è innanzitutto un cittadino responsabile che mette a disposizione della comunità il proprio tempo. Ciò che rende il volontario tale è l’interiorizzazione di specifici valori e la loro attualizzazione: la solidarietà, la giustizia sociale, la legalità, la non violenza, la qualità della vita e la crescita di beni comuni, la non discriminazione, le pari opportunità, l’integrazione, essendo chiare le finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale. Il volontariato infatti si ispira ai principi costituzionali della democrazia, del pluralismo, della solidarietà e della partecipazione sociale. Sentire, inoltre, di far parte di una associazione crea soddisfazione e benessere, fa percepire l’attività di volontariato come parte integrante della propria personalità ed identità, favorisce la riuscita e la lunga durata dell’attività di volontariato. Sia per le persone anziane che per adulti e giovani, fare volontariato produce benessere per il volontario stesso, per il contesto sociale in cui egli vive e per chi riceve l’aiuto. Fare del bene produce del bene sia nel dare che nel ricevere, indipendentemente dal tipo di motivazione alla base.

*Psicologa psicoterapeuta, specialista in Psicologia della salute