Continua il dibattito legalo all’approvazione del nuovo piano da parte del Consiglio regionale. L’appello della capogruppo del Pd: “Fermiamoci a riflettere prima che sia troppo tardi”


CAMPOBASSO. Continua ad animare il dibattito, dentro e fuori dall’Aula, l’approvazione (a maggioranza) da parte del Consiglio regionale del “Piano regionale di dimensionamento della rete scolastica e dell’offerta formativa per l’A.S. 2025/2026 “

Sulla questione si registra anche l’intervento della capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Micaela Fanelli. “Ritengo fondamentale riflettere sull’ennesima follia di questo Governo in materia di istruzione, che porta con sé una drastica riduzione delle autonomie scolastiche, con il taglio di circa 500 unità di personale. Una politica miope, finalizzata al mero risparmio economico, che colpisce il cuore del sistema educativo del nostro Paese.

Tra le regioni italiane, il Molise è quella perso di più. Il nostro territorio, già fragile e con una densità abitativa ridotta, si trova a dover cancellare altre autonomie scolastiche. Questo è un duro colpo non solo per le comunità locali, ma per l’intero sistema formativo che, invece di essere potenziato, viene depotenziato in nome di una logica di bilancio”.

Entro il 2031-2032, si prevede un calo del 40% delle scuole italiane rispetto agli anni Duemila. “Questo significa meno presidi, meno personale scolastico e, soprattutto, meno opportunità per i nostri giovani – evidenzia ancora la consigliera Dem – La soglia minima di studenti per mantenere un’autonomia è fissata a 961 per il 2024, ma continuerà a scendere, accorpando ulteriormente le scuole. Tutto questo viene giustificato con risparmi statali di appena 88 milioni di euro, che tuttavia pesano gravemente sulla qualità della didattica e sul futuro delle nostre comunità.

La visione del ministro Valditara, che introduce un sistema ‘premiale’ per le regioni che accettano di adeguarsi rapidamente al dimensionamento, è non solo cinica, ma anche pericolosa. Premiare i tagliatori di scuole significa mercificare l’istruzione, trattando le scuole come numeri da ridurre anziché come pilastri fondamentali della nostra società.

Il Pnrr avrebbe dovuto rappresentare un’opportunità per ripensare il sistema scolastico, ad esempio riducendo il numero di alunni per classe e migliorando la qualità della didattica. Invece, il Governo Meloni ha scelto di non intervenire in modo strutturale, limitandosi a tamponare le emergenze e trasformando la denatalità in un alibi per i tagli. Non un’azione concreta per eliminare le ‘classi pollaio’, ma solo accorpamenti e soppressioni che compromettono il diritto all’istruzione.

A chi minimizza, ricordo che questi tagli rappresentano un attacco frontale al sistema educativo, alle nostre comunità e al futuro dei nostri giovani. Il dimensionamento scolastico non è una necessità, ma una scelta politica che penalizza il presente e ipoteca il domani. È il momento di alzare la voce e opporsi a una riforma che minaccia di svuotare il significato stesso di scuola come luogo di crescita, uguaglianza e opportunità.

Il nostro sistema educativo merita investimenti e attenzione, non tagli indiscriminati. Le decisioni prese oggi avranno un impatto per generazioni: fermiamoci a riflettere prima che sia troppo tardi”.