Il nuovo allestimento dello storico spettacolo sulla vita di Francesco d’Assisi sbarca nel capoluogo pentro: tutti in piedi sul finale al ritmo di Laudato Sii per salutare la compagnia. Che promette: “Grazie per il calore, torneremo”
di Pietro Ranieri
ISERNIA. Scrivere di un classico come ‘Forza Venite Gente’ è quasi sciocco: i numeri parlano da sé. Lo spettacolo compie 45 anni nel 2026 e ancora conquista record su record. Dopo quasi 4mila repliche e tre milioni di spettatori, il nuovo allestimento del capolavoro firmato di Mario e Piero Castellacci, Renato Biagioli, Piero Palumbo, Giancarlo De Matteis, Giampaolo Belardinelli e ovviamente il leggendario Michele Paulicelli, primo interprete del poverello di Assisi, è approdato ieri a Isernia. Ed è stato un successo a mani basse, l’ennesimo sold out in un medagliere incredibile che questo musical continua a riempire.
Venti artisti sul palco per animare le vicende di Francesco, Pietro da Bernardone, la Cenciosa, i Frati Minori, con le scelte di vita del Santo che prendono vita e ci comunicano fortissime simbologie – la Semplicità, la Povertà, la Pace. Gli episodi della storia si intrecciano con il mito, come le vicende quasi fiabesche del lupo di Gubbio e dell’invenzione del Presepe, in un’epica che dopo ottocento anni rimane immutata, intatta e adamantina nella sua straordinarietà. Ma ‘Forza Venite Gente’ non è solo una biografia del Patrono d’Italia: è anche una profonda riflessione sul rapporto tra genitori e figli, sul senso della ricchezza, dell’amore, della gioia, del dolore e, infine, della morte.

È forse proprio in questa sua universalità che si trova il seme dell’incredibile successo di questo testo. Tutto rimanendo però profondamente ancorato alla maestosità di una figura, quella di San Francesco, che nel mondo, è icona della cultura apostolica ed emblema della spiritualità cattolica. L’affetto che le persone, fedeli e non, provano per la figura di Francesco va oltre il semplice credo. In questo senso, probabilmente, c’è davvero la grandezza di un uomo che ha scelto di privarsi di tutto per abbracciare l’eternità: “Dove è tristezza, ch’io porti la gioia, dove sono le tenebre, ch’io porti la luce”.
Straordinari gli artisti in scena, con attori, cantanti e ballerini che hanno accompagnato il pubblico in questo viaggio musicale, per alcuni aspetti mistico e spirituale, per altri, di elegante intrattenimento e di travolgente simpatia. Tutto parte dalla meravigliosa chimica tra Mauro Mandolini e Giulia Gallone, un Bernardone e una Cenciosa irresistibili che sanno regalare momenti di pura comicità e di profonda commozione. Poi l’istrione Luca Bacci, nella triplice parte del compagno di Francesco, del Lupo di Gubbio e del Diavolo: magnetico e imponente. Le due ‘spose’ di Francesco, poi, Giulia Cecchini che porta in scena una delicatissima Chiara e Benedetta Iardella – anche lei impegnata con più personaggi, ma ineffabile ed eterea… e che voce, ragazzi! – nell’interpretazione di Sorella Povertà. Infine il mattatore Michelangelo Nari, che riesce davvero a centrare il personaggio di Francesco restituendo una versione più gioiosa e allegra di quella profetica, quasi oracolare e cristologica di Paulicelli: molto azzeccata, toccante e coinvolgente. Una tensione narrativa che esplode, poi, sul finale, quando il pubblico in piedi si commuove cantando insieme ‘Laudato Sii’, la geniale rilettura del Cantico delle Creature che rese davvero immortale Francesco – e questo testo.
Un altro grande spettacolo che va insomma ad aggiungersi al curriculum dell’Auditorium di Isernia, sempre più al centro della scena dei teatri nazionale. Tanto che la stessa compagnia ha scritto sui social: “È stata la prima volta, ma di certo non sarà l’ultima. Grazie di cuore, Isernia, per l’energia e il calore. A presto!”.