Primi movimenti sottotraccia nei partiti che puntano alle comunali del 2027. Ma con un monito: la coalizione non commetta gli errori del 2016 e del 2021, punti invece a unione e innovazione. Fondamentale sarà la figura del king-maker


di Giuliano Vacca

ISERNIA. Ogni volta, si inizia a parlare delle Comunali di Isernia con due anni di anticipo rispetto alla scadenza del mandato corrente. In pubblico o in privato, ma sicuramente con un fermento maggiore rispetto a quello che anima altre competizioni elettorali. Con due anni di anticipo vengono fuori nomi: possibili, di bandiera. Qualche volta sono cavalli di Troia. Qualche volta i papabili tentano la fuga in avanti: quasi sempre si mostrano sui giornali per dimenticarsi poi che chi viene menzionato subito altrettanto velocemente viene bruciato. Le ambizioni sono legittime ma non si può parlare di candidature senza prima disegnare, fosse anche solo a matita, il perimetro della coalizione. E poi, chi ha l’intenzione deve innanzitutto parlarne con il proprio partito.

A Isernia nella primavera del ’27 si vota e Piero Castrataro è l’uomo da battere: non potrà non essere ricandidato se arriverà alla fine dei 5 anni. Il centrodestra lo sa bene ma finora non c’è stato un incontro tra i vertici dei partiti. E i consiglieri di opposizione neanche hanno pensato di coordinare in maniera puntuale gli interventi e le uscite pubbliche così da infliggere duri colpi a Castrataro che, per quanto in sella, deve fare i conti con i malumori interni al Partito Democratico e con un sentiment popolare non più positivo come nel 2021.

Fratelli d’Italia e Alleanza per il Futuro c’hanno provato a unire; la risposta di Forza Italia però non è stata tanto gradita: la bordata del senatore Claudio Lotito alla deputata Elisabetta Lancellotta, prontamente rispedita al mittente, non è passata così inosservata anzi ha dato quasi l’idea che i due partiti parlassero due lingue diverse. Se non conoscessimo il centrodestra e non sapessimo che è litigioso dovremmo quasi dire che le premesse non sono le migliori e dovremmo quasi temere la divisione, come nel 2016 e nel 2021.

Ma in questi anni quante cose sono cambiate? L’asse Fdi-Fi-Lega ora governa sia la Nazione sia la Regione e quindi c’è tutto l’interesse a vincere anche nel capoluogo pentro: i vertici locali dei partiti, poi, sono stati rinnovati e quindi i nuovi dirigenti vogliono mostrarsi migliori dei loro predecessori, di quelli che insomma hanno determinato la debacle del 2021. E qui arriviamo al punto: prima di decidere il sindaco, bisogna decidere chi decide.

Nel gergo si chiama king-maker colui che detta la linea e individua le candidature. Riunisce gli alleati, li ascolta, sceglie il nome in grado di rappresentare la coalizione. È ovviamente un esponente di un partito ma se pensasse solo al risultato percentuale di quello rischierebbe di far fallire la coalizione. In tal senso, il 2021 insegna: 7 liste, per 200 candidati totali, non garantirono la vittoria di Gabriele Melogli che prese meno voti delle sue stesse liste, a testimonianza di come il voto disgiunto avesse premiato Castrataro. Il prossimo candidato alla fascia tricolore dovrà piacere più della sua stessa coalizione, così da rubare voti dal campo avversario. Non sappiamo se la scelta la farà Roma o il tavolo provinciale a Isernia, non sappiamo se ci sarà un’investitura o se straordinariamente ci saranno le primarie, ma il king-maker dovrà ascoltare la cittadinanza. Semplicemente – forse furbescamente – dovrà capire cosa e chi vogliono le persone.

Il centrodestra questa volta dovrà rispondere all’accusa di essere litigioso, vecchio e stantio: per farlo dovrà avere il coraggio di chiedere un passo di lato agli immarcescibili, di metter su poche liste ma buone. Non può esserci un candidato ogni 100 elettori, un candidato in ogni famiglia: basta con persone messe lì a riempire e con soggetti che non condividono niente neanche da un punto di vista politico. Scannarsi agli occhi degli elettori è controproducente. Questa volta il centrodestra dovrà mostrarsi rinnovato: al centro dovranno esserci delle linee programmatiche condivise e la possibilità che in consiglio comunali arrivino dei giovani efficaci che potranno contare su un numero analogo di veterani.

A molti piace pensare che il prossimo sindaco sarà una donna, la prima eletta direttamente dai cittadini. Che una donna possa avere le virtù di moderazione necessarie per riunire tutte le anime del centrodestra è vero. E una donna guardata con stima anche dal centrosinistra c’è. La sensazione è che sarà una lei a guidare le trattative che porteranno alla scelta del prossimo candidato alla carica di primo cittadino. Giovane ma da sempre a destra. Alla fine, più che un kingmaker, sarà una queenmaker.