Le parole dell’ex ministro e pm di Mani Pulite, in una conferenza stampa con gli avvocati Pino Ruta e Margherita Zezza, insieme ai quali ha curato il ricorso. Le bordate per l’abbandono del progetto dell’autostrada e il commento sull’inchiesta che coinvolge il presidente Roberti


CAMPOBASSO. “Il deficit della sanità molisana lo ha causato lo Stato e ora deve essere lo Stato a ripianare i debiti”.

Questa la posizione dell’ex pm di Mani Pulite ed ex ministro Antonio Di Pietro, che insieme agli avvocati Pino Ruta e Margherita Zezza ha presentato un ricorso al Tar (per conto di un cittadino, Andrea Montesanto) sulla questione del deficit sanitario del Molise.

“Sono tornato nel mio paese, da cittadino in pensione – le parole di Di Pietro – e ho potuto constatare che nulla è cambiato da quando ero ministro e già mi ero occupato di questa vicenda, contribuendo a un piano di rientro e cercando di impedire che chi governava la Regione potesse fare anche il commissario ad acta per la sanità. Conoscono il dramma sanitario in cui vive il Molise e quello dell’enorme debito pubblico. Con la nostra proposta invitiamo e allo stesso tempo diffidiamo il governo nazionale ad assumersi le proprie responsabilità: i commissari ad acta in 18 anni, invece di ridurre il debito sanitario, lo hanno aumentato. La responsabilità è dei commissari e di chi li ha nominati e dunque il debito pubblico creato sul piano sanitario non lo devono pagare i cittadini, ma lo deve pagare lo Stato”.

Un debito ingente, circa 580 milioni il disavanzo certificato a fine 2024 dal Consiglio regionale. “Già quando ero ministro – ha precisato ancora Di Pietro – dissi che non si può dare il compito di risanare il deficit a chi lo ha causato, nominando commissario il presidente della Regione. Da allora ad oggi si sono susseguiti molti commissari, sempre nominati dal governo, ma la situazione è sempre peggiorata. Dunque, il governo centrale ha una responsabilità in questa situazione. Riteniamo che ci siano gli estremi affinché un giudice terzo possa fare quello che la politica finora non ha fatto. Chiediamo al Tar di annullare gli ultimi provvedimenti regionali sul disavanzo che impongono nuove tasse, ma ci rivolgiamo anche alla presidenza del Consiglio dei ministri. Alle istituzioni nazionali e locali diciamo: fate vostra questa azione che noi abbiamo avviato”.

Non sono mancate le critiche alla gestione regionale. “Non solo dell’autostrada Termoli-San Vittore non c’è nemmeno l’ombra – ha affermato ancora Di Pietro – ma si sono fregati anche i 200 milioni di euro che io avevo messo. E questa è la cosa più grave. Da ministro avevo fatto approvare quel progetto, ma appena sono andato via io hanno preso quei soldi e li hanno dirottati altrove. Ora quell’opera non si può più fare perché non ci sono più soldi. L’autostrada in quel tratto, invece, è necessaria: da una parte c’è l’Adriatico dall’altra c’è il Tirreno. Tu puoi produrre tutto ciò che ti pare, ma se ti deve arrivare la materia prima o devi spedire i tuoi prodotti e non hai le strade e le ferrovie vai da un’altra parte a produrre. Abbiamo avuto un caso anche recentemente, quello di Amazon, che alla fine non ha aperto in Molise, ma è andata a San Salvo, in Abruzzo, perché lì è più vicino alle vie di comunicazione importanti”.

Quindi la questione dell’inchiesta che coinvolge il governatore Francesco Roberti, indagato per corruzione. “Nella mia vita – ha detto Antonio Di Pietro – sono stato poliziotto, commissario, giudice, pubblico ministero, avvocato, difensore, imputato, indagato, parte lesa e parte civile. Per questo motivo rispondo volentieri alle domande, ma solo dopo aver letto tutti i documenti, perché le carte lette da una sola parte non mi piacciono. La mia non è una risposta pilatesca, assicuro e prometto che non appena avrò la possibilità di leggere le carte e, soprattutto, di sentire le due campane, io sarò qui a dare il mio giudizio”.