Tra le macerie del capoluogo abruzzese persero la vita Ernesto Sferra, Luana Paglione, Danilo Ciolli, Elvio Romano, Vittorio Tagliente e Michele Iavagnilio


di Deborah Di Vincenzo

CAMPOBASSO/ISERNIA. Sedici anni e una ferita che resta aperta: il tempo che passa non può e non deve cancellare il ricordo del dramma. Alle ore 3.32 del 6 aprile del 2009 una scossa di intensità 5,8 della scala Richter ridusse in macerie L’Aquila: 309 le vittime, 1.600 i feriti, oltre 70mila gli sfollati.  Un inferno di dolore e devastazione e anche il Molise pagò un tributo altissimo. Quella notte sei corregionali persero la vita: Ernesto Sferra, Luana Paglione, Danilo Ciolli, Elvio Romano, Vittorio Tagliente e Michele Iavagnilio.

La prima ad essere estratta dalle macerie fu Luana Paglione, 40enne originaria di Capracotta. La giovane donna rimase vittima del crollo della sua abitazione. Si salvarono però, la figlia di quattro anni e il marito. Luana viveva da anni a Onna con la famiglia.

La seconda vittima fu Ernesto Sferra, 80 anni, nato a Carovilli ma da sempre residente a Forlì del Sannio. L’uomo aveva deciso qualche mese prima del terremoto di trasferirsi a casa della figlia e del genero a L’Aquila. La casa crollò e per l’80enne non ci fu nulla da fare.

Poi quattro ragazzi. Il corpo di Danilo Ciolli, terza vittima molisana del sisma, venne estratta il 7 aprile. Il ragazzo, 25 anni di Carovilli, a L’Aquila si era trasferito da qualche anno per studiare. A Carovilli suonava in un gruppo musicale. Amava i Pink Floyd e Giorgia.

Il corpo senza vita di Vittorio Tagliente, 25enne di Isernia, venne estratto la mattina dell’8 aprile dalle macerie di un edificio di via Sant’Andrea, nel centro de L’Aquila. Si era trasferito in Abruzzo insieme al suo amico Michele Iavagnilio. Studiava Ingegneria gestionale all’Aquila.

Il giorno successivo, un altro colpo al cuore. Il corpo di Elvio Romano, studente di Ingegneria 24enne di Bojano venne riconosciuto dal papà Bartolomeo e dallo zio dopo essere stato estratto dalle macerie.

Poi dopo quattro interminabili giorni di ricerche, anche il corpo senza vita dell’isernino Michele Iavagnilio venne estratto dalle macerie. Michele viveva nel capoluogo di regione abruzzese da diversi anni. Nel 2007, dopo la laurea, aveva cominciato a lavorare come operatore presso il centro che assiste bambini e ragazzi con autismo.

È la notte del dolore e del ricordo. Questa sera un fascio di luce si è alzato verso il cielo, da Palazzo Margherita: un ponte ideale tra la terra e chi non c’è più. Un gesto silenzioso e intenso con cui la città  ha aperto la serata della commemorazione nel ricordo vivo delle vittime del sisma.  Poco dopo le 22, di fronte alla Casa dello studente è partita la fiaccolata commemorativa.

“Abbiamo scelto questo luogo – ha spiegato all’Ansa Vincenzo Vittorini a nome dei familiari delle vittime – perché qui sono morti dei giovani che avrebbero dovuto rappresentare il nostro futuro. Purtroppo, quello che è successo li ha uccisi. Questo è un luogo simbolo del nostro dolore. Questi ragazzi rappresentano tutte le 309 vittime”.
 “È la serata del raccoglimento del dolore che si rinnova – ha detto il sindaco Pierluigi Biondi all’Ansa – però è anche la serata in cui rinnoviamo il nostro impegno per far sì che tutto quello che abbiamo passato, tutto il dolore che abbiamo subìto, tutte le lacrime che abbiamo versato siano di stimolo per costruire una città rinnovata. Lo dobbiamo a coloro che hanno sofferto i lutti del terremoto, lo dobbiamo a coloro che sono andati anche dopo il terremoto e che hanno diritto di vivere una città che crei le opportunità giuste per chiunque”.