L’INTERVISTA/ Dopo mesi lontani dalla vita sociale per problemi di salute, l’esponente di centrodestra ritrova la grinta, cita Raimondo Fabrizio e guarda al 2027: “Il nome del nostro candidato sia scelto tra gli amministratori più votati e con almeno due consiliature alle spalle”. E chiama Giovancarmine Mancini: “Riunisca lui noi consiglieri di opposizione”


di Giuliano Vacca

ISERNIA. Gli anni nelle istituzioni non le hanno fatto nascere il vizio del politicamente corretto. È schietta, per certi versi una pasdaran di centrodestra. Si definisce scomoda e non si ingessa per niente quando immagina che le sue risposte faranno storcere il naso a più di qualcuno. “Mi dica se sono stata troppo cattiva”, chiede. Filomena Calenda, dirigente di patronato, è stata tra le tante cose assessore in Provincia e poi alla Regione.

In entrambi i casi con delega al sociale. Oggi però si immagina civil servant della sua città, Isernia. “Pur essendo stata ogni volta una delle prime elette – dice – non sono mai stata in maggioranza al Comune. Mi piacerebbe adesso vedere vincere la mia coalizione e poter aver un ruolo attivo nell’esecutivo“.

Una costrizione, quella riportata, figlia delle spaccature del centrodestra: sia nel 2016 che nel 2021 Calenda aveva sostenuto Gabriele Melogli – in entrambi i casi sconfitto al ballottaggio – e di cui dice: “Ha la mia stima ma la differenza di età con Piero Castrataro si è fatta sentire, quattro anni fa io intervenni per dire che anche noi avremmo dovuto sostenere un candidato giovane”. La consigliera all’epoca era il maggior sponsor di Raimondo Fabrizio con cui oggi condivide la strategia per il futuro: “Esattamente come lui – dichiara – credo che il sindaco debba essere scelto dai e tra i consiglieri comunali con la maggiore dote elettorale e con almeno due consiliature alle spalle. Se facciamo questo ragionamento allora Raimondo è il primo in graduatoria e io la seconda”.

Se la coalizione tutta convergesse su di lei, quindi, non si tirerebbe indietro. Ma diversamente sarebbe ben disposta a sostenere un candidato che unisca più di lei: la rosa, oltre a lei stessa e a Fabrizio, comprende anche Linda Dall’olio e Giovancarmine Mancini. E proprio a quest’ultimo affida un compito: “Chiami tutti noi consiglieri d’opposizione a raccolta nel suo studio e ci aiuti a decidere. Magari qualcuno non si mostrerà interessato ma lui saprà coinvolgerci perfettamente”. Sarà un caso che veda come collante proprio colui che più di tutti sta riportando sulla stampa le contraddizioni interne di Fratelli d’Italia? “Non possiamo ridurre tutto a beghe di partito – risponde – Alla gente non interessano, le persone si confidano con noi amministratori e a noi confessano i loro malumori. Non credo nei big di partito. Non possiamo permettere che sia Roma a decidere le sorti di Isernia, se i partiti non ci ascoltano, ribelliamoci”.

E quando le viene chiesto se secondo lei sono maturi i tempi per una sindaca risponde che lei accoglierebbe volentieri una donna d’esperienza ma bisogna fare attenzione: “Noi donne – aggiunge – spesso non facciamo gioco di squadra e io non voglio cadere nel tranello dicendo che io sono meglio di altre, oltretutto i nomi che si fanno adesso vengono subito bruciati”. E così respinge due nomi di cui si parla nei corridoi della politica: “Luisa Iannelli è capace, le riconosco la dialettica e la preparazione ma deve prima candidarsi e venire eletta come consigliere comunale. Elisabetta Lancellotta è in gamba ma in politica contano in voti, non si può sempre beneficiare della legge elettorale che ci porta direttamente in Parlamento a prescindere dal consenso personale”. Va ricordato, in ogni caso, che la Lancellotta aveva comunque conquistato il 25% di preferenze nella tornata elettorale da deputata, e che prima di questo aveva ricoperto il ruolo di consigliere comunale a Isernia in due mandati, l’ultimo dei quali come prima eletta di Fratelli d’Italia.

Gli ultimi mesi per Filomena Calenda sono stati complessi, per problemi legati alla salute che l’hanno costretta a prendersi una pausa dalla vita pubblica ma i momenti bui vissuti l’hanno rafforzata. Spiega: Ho pensato anche alla vita di altre persone che vivevano una situazione come la mia ma che non avevano la possibilità di curarsi nel nostro sistema sanitario pubblico in difficoltà”. Oggi, però, è pronta a rimboccarsi le maniche per comporre un centrodestra rinnovato e competitivo. E la road map che immagina è la seguente: prima bisogna pensare a un progetto per la città che susciti l’interesse degli elettori, poi bisogna metter su la squadra e soltanto infine scegliere il candidato sindaco.

Ma per poter fare tutto ciò, spiega, è necessario che il centrodestra faccia tesoro dei propri errori, ammetta i propri limiti e non sposti l’attenzione su altro: “Già sento le vocine dei miei colleghi che facevano parte della vecchia amministrazione – la stilettata – che dicono che Castrataro sta gestendo ora opere programmate allora da loro. Quello che dicono è vero ma il taglio del nastro lo farà Castrataro e per me va rispettato comunque”. Un fair play che però non le impedisce di criticare: “Quello che in città non va – afferma – è evidente e basta farsi una passeggiata per notarlo: pensiamo all’erba non tagliata, alle strisce pedonali mai risistemate, alle buche per le strade, al mancato controllo dell’immondizia e a cestini spesso piene di deiezioni canine. Non so cosa sia successo, ho provato a chiedere ma, pur avendo avuto risposte, il risultato non è cambiato”.