Parte della terza salvezza di fila della società adriatica, ai microfoni di isNews ha ripercorso le tappe di questa stagione difficile ma fruttuosa: “Eravamo a un punto dalla retrocessione diretta, con sette giocatori disponibili, due casacche, una borraccia, tre palloni e senza neanche le divise”. E sull’Isernia dice: “Serve rispetto per la piazza”
di Pietro Ranieri
ISERNIA-TERMOLI. La prima volta qualcuno avrebbe potuto parlare di fortuna. La seconda di casualità. Ma la terza, come dicono, fa una prova. Tre campionati in Serie D, tre salvezze di fila. Strappate con le unghie e con i denti. Ma soprattutto con tanto cuore, cervello e spregiudicatezza. C’è anche una mano isernina dietro lo straordinario percorso del Termoli Calcio, soprattutto in quest’ultima stagione 24/25. Si tratta di Giovanni Guadagnuolo, direttore della compagine giallorossa guidata dal neo presidente Nicola Cesare.
Guadagnuolo ha risposto ad alcune domande ai microfoni di isNews, ripercorrendo il campionato appena terminato, senza tralasciare un commento sulla retrocessione dell’Isernia.
1) Termoli autore di un’altra stagione ricca di emozioni: una salvezza conquistata all’ultimo, una vera altalena di emozioni, tanti sacrifici. Il girone molisano di Serie D è davvero così duro come dicono, quindi?
Il Girone F, assieme al Girone H, è quello più difficile da affrontare, per la mia esperienza. Le società sono tutte ben organizzate e le squadre tutte competitive per le varie fasce di classifica, il risultato non è mai scontato, bisogna avere una certa costanza per arrivare agli obiettivi prefissati. Infatti fino all’ultimo non si sono avuti i vari verdetti, tra spareggi e altro.
2) È la terza salvezza che il Termoli conquista e di cui lei è parte. Come ci si sente a costruire qualcosa del genere?
Delle tre, quella di quest’anno è sicuramente la più avvincente. Sono arrivato a Termoli il 12 dicembre dopo la chiamata del neo Presidente Nicola Cesare, che ringrazio per la fiducia; la squadra era terzultima in classifica, a un punto dalla retrocessione diretta, con sette giocatori disponibili, due casacche, una borraccia, tre palloni e senza neanche le divise. In meno di venti giorni e stato fatto quello che di solito si fa in due mesi e a campionato fermo. Un gran lavoro di riorganizzazione, dentro e fuori dal campo, che ci ha permesso di salvarci all’ultima giornata senza neanche fare i playout. Per molti, se non per tutti, un’utopia. Non c’è cosa più bella del riuscire nel proprio lavoro.
3) Il momento peggiore di questa stagione secondo lei qual è stato? Ed escludendo la salvezza, quale il più alto?
Tralasciando le difficoltà iniziali sia per riorganizzare il tutto sia per il mercato da fare, credo che il momento davvero difficile sia stato il dopo partita a Civitanova. Eravamo in vantaggio di due goal e nei minuti finali di recupero ci siamo fatti raggiungere. Sono quei momenti dove non devi farti travolgere degli eventi ed analizzare con lucidità la situazione, soprattutto se hai una squadra molto giovane che potrebbe risentirne più del dovuto. L’analisi in quel caso ci ha indotto per diversi fattori al cambio della guida tecnica. Il momento migliore invece credo sia stato la vittoria a San Benedetto: è vero che era fresca del successo di campionato ma è vero anche che non ci ha regalato niente. Ce la siamo cercata e meritata, vincere in quello stadio davanti a circa 7mila spettatori è stato entusiasmante.
4) Le ripropongo una domanda che le feci lo scorso anno, a posteriori. Quest’anno lei da ‘figlio’ di Isernia, ma da direttore a Termoli, si è trovato contro proprio i biancocelesti. Che però non hanno portato a casa la salvezza come il Termoli. Che cosa non ha funzionato?
Di solito non parlo di altre società, parlo più da cittadino che dal ruolo che rivesto. Credo che l’Isernia abbia pagato l’inesperienza nell’affrontare questo campionato. I punti che fai nel girone di andata non è detto che si rifacciano nel ritorno: a dicembre ripartono spesso nuove squadre, tutte si risistemano in fase di mercato, non bisogna troppo adagiarsi. L’esempio siamo stati noi che, dal nostro subentro, di punti ne abbiamo fatti 27 rispetto ai 14 precedenti.
5) A queste condizioni insomma è difficile pensare a un ‘ritorno in patria’.
Premesso che la settimana prossima ho l’incontro con il Presidente Cesare, e che ci sono tutti i presupposti per rimanere a Termoli, le rispondo dicendo che i matrimoni si fanno in due, non è mai solo per volere di uno. E non credo che ci siano le intenzioni dove non ci sono mai state. Mi auguro solo che chi vorrà proseguire o fare calcio a Isernia lo voglia fare con il giusto criterio e in modo non approssimativo, nel rispetto della piazza che è stata sempre presente e vicina alla squadra che rappresenta la città.