Il grazie della Cgil ai cittadini e al comitato. Il segretario De Socio: “Sconfitta sicuramente nostra, ma anche di chi per partito preso non ha partecipato, di chi non ha voluto approfondire la discussione e di chi ha eluso il confronto”
CAMPOBASSO. Sono 65mila i molisani che domenica e lunedì si sono recati alle urne per i referendum abrogativi su cittadinanza e lavoro. Quorum non raggiunto e per la Cgil è tempo dell’analisi dei dati.
“Intanto, come responsabile locale dei 4 referendum proposti che riguardavano il lavoro – scrive in una nota il segretario generale della Cgil Paolo De Socio – rivolgo un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno operato presso i seggi elettorali nelle diverse vesti e alle lavoratrici e lavoratori degli Enti Comunali e delle forze dell’ordine che hanno garantito il regolare svolgimento delle operazioni di voto. In vero, ci sono stati segnalati anche disagi e discrasie che sono ancora in corso di chiarimento e che proveremo ad approfondire non per cercare colpevoli ma per evitare, in futuro, situazioni spiacevoli che, in loco, hanno limitato la democratica possibilità di voto a molti cittadini elettori. Inoltre invio un abbraccio virtuale ma sincero a vecchi e nuovi compagni di percorso del comitato referendario he hanno animato nelle assemblee, nelle piazze nei banchetti questa straordinaria campagna elettorale lunghissima che in ogni caso ha cementato i rapporti di un blocco sociale che, ne sono sicuro, farà sentire la voce dei diritti e della solidarietà anche nel prossimo futuro nella nostra Regione. Dulcis in fundo vanno ringraziati i 65.000 cittadini molisani che si sono recati alle urne dimostrando di volere ancora esprimere l’essenza dei nostri valori costituzionali con la partecipazione e con il voto.
Le parole per chi, pur ricoprendo apicali incarichi dirigenziali e istituzionali, si è sottratto al confronto su argomenti così importanti e delicati li riservo ad altri contesti e ad altri luoghi constatando che, soprattutto in Molise, la mancata presenza di promotori del no ha messo in difficoltà anche la stampa che non poteva incrementare le informazioni per rispettare uno strano concetto di par condicio. Per semplificarla, e per spiegarla anche a quelli che riconducono tutto al tifo calcistico, sarebbe come se un cronista sportivo si vedesse costretto a commentare una serie di partite di calcio senza che l’avversario si presenta sul campo anche se, in quel caso, la partita vinta a tavolino va a chi aveva la volontà di giocare e non a chi ha deciso di starsene a casa! Ne prendiamo atto e faremo i conti anche con questa circostanza”.
Poi le riflessioni sul mancato raggiungimento del quorum. “Sconfitta sicuramente nostra – sottolinea De Socio – che siamo stati promotori del Referendum, ma sconfitta anche di chi per partito preso non ha partecipato alla votazione, sconfitta di chi non ha voluto approfondire la discussione, sconfitta di chi ha eluso il confronto, sconfitta di uno degli strumenti democratici che la nostra Costituzione ci consegna per esercitare la sovranità popolare. L’analisi politica la stanno facendo altri e purtroppo, soprattutto quelli che non hanno giocato la partita, si stanno attribuendo una vittoria di Pirro che nulla gli è costato in termini di energia spesa se non la diffusione di qualche solita illazione molto simile agli slogan e alle promesse elettorali che tali restano senza portare nessun beneficio alla cresscita del Paese e al benessere del pezzo di popolo plaudente. Il cauto invito da fare a tanti sarebbe quello di analizzare più a fondo le cause di un astensionismo ormai preoccupante in quella che viene definita una democrazia senza popolo e il consiglio è anche a tutti coloro che si sono prodigati a fare analisi del voto su diversi strumenti (anche social) avendo vissuto ai margini la discussione – già volutamente scarna – della campagna elettorale : la democrazia o è partecipazione o non è democrazia !!! Da domani, anzi da oggi, tutti al lavoro per contribuire a costruire una comunità partecipe e competente che è l’unico baluardo per frenare le repressioni e le regressioni che si stanno moltiplicando in diverse aree geografiche e che è la garanzia per una società più giusta, solidale e democratica magari fondata veramente sul lavoro… sicuro, dignitoso e ben retribuito”.