It’s My Life, la super hit dei Bon Jovi 25 anni dopo: la storia di come fece risorgere la band del New Jersey

Compie gli anni l’album che contiene l’inno alla vita inter-generazionale. Al numero 1 contro Oasis e U2, il brano riportò la band in vetta dopo una lunga pausa e li aprì a un nuovo gruppo di fan. Nel 2025 il remix di Pitbull, l’ingresso nella classifica dance e il ritorno ai Grammy


di Giuliano Vacca

Questa non è una canzone per cuori infranti, non è una preghiera silenziosa per chi non ha fede. E poi il riff di chitarra e talk box. Sono i primi dieci secondi di quella che è forse la canzone più iconica del nuovo millennio. Venticinque anni fa, proprio in queste ore, i Bon Jovi tornavano in pista e pubblicavano Crush, il loro settimo album in studio e ad aprire il disco c’era quella perla di It’s My Life – il loro più grande successo. Erano 5 anni che non pubblicavano un disco insieme e il loro frontman, Jon Bon Jovi, si era tagliato i capelli, aveva lasciato gli Stati Uniti per andare a vivere a Londra e darsi alla recitazione e alla carriera da solista. Ma a sorpresa nel 2000 quando nessuno se lo aspettava si ripresero la scena.

It’s My Life aveva tutti gli elementi che doveva avere: nonostante il videoclip dai toni scuri e tremendamente moderno, c’erano il talk box, c’erano ancora Tommy e Gina come protagonisti e Jon e il chitarrista Richie Sambora cantavano insieme nello stesso microfono l’inno alla vita più potente che avessero mai scritto. Suonava come ci si aspettava che i Bon Jovi suonassero ma arrivava in un momento in cui sembrava unica, diversa da tutto il resto dell’industria musicale di allora: erano gli anni del Britpop, degli Oasis. Nessuno si aspettava di risentire il talk box, lasciato nel 1986 con Livin’ on a Prayer, eppure bastò un attimo a far riconoscere a tutti la band. E alla band bastò un attimo per riprendersi il primo posto nelle classifiche.

Era la seconda volta che sfidavano le tendenze e vincevano: erano i poster boys degli anni 80, quelli con i capelli cotonati che riempivano i palasport ma negli anni 90 li davano per uccisi dal Grunge. Nel 1994 quando i Nirvana pubblicavano Smells like teen spirit, loro lanciarono Always e riempirono a suon di sold out gli stadi di tutta Europa facendo numeri che oggi strappa solo Taylor Swift: allora però internet non c’era e comprare un biglietto era sicuramente più difficile. Nel 2000 provarono a bissare: It’s My Life e Crush toccarono la vetta nelle classifiche di tutto il mondo, dei singoli e degli album. Persino in Italia: al numero 1, neanche con Always c’erano riusciti. Si aprirono così a una nuova generazione di fan, più giovani. VH1 li premio per il videoclip dell’anno, Ascap (la Siae statunitense) votò la loro come canzone più emblematica e i 4 ragazzi del New Jersey ai Grammy sfidarono gli U2, (la più grande band del mondo, diciamolo, ndr).

Nel 1999, quando l’album si chiamava ancora e temporaneamente Sex Sells, Richie e Jon scrissero It’s My Life a casa del secondo per poi finirla in studio insieme al super-produttore Max Martin. “Sapevamo che avrebbe avuto successo, era un inno – dichiarò poi il frontman ai giornalisti – Pensavo di scrivere della mia vita e di dove mi trovavo. Non mi rendevo conto che la frase ‘It’s My Life’ sarebbe stata presa come se riguardasse tutti: dagli adolescenti, dai ragazzi più grandi, dai meccanici, da qualsiasi cosa. È la mia vita e sto prendendo il controllo. Tutti si sentono così di tanto in tanto”. E sul riferimento a Frank Sinatra nel ritornello (‘Like Frankie said I did it my way’) disse: “Sinatra ha fatto 16 film e ha fatto un tour fino all’età di 80 anni. Questo è il mio modello. Richie (Sambora, ndr) mi diceva che non potevo scrivere quel verso perché a nessuno importava di Sinatra, solo a me. Ma io l’ho scritto lo stesso”. E’ forse l’esempio più alto di come nelle canzoni dei BJ le immagini liriche e i riferimenti a personaggi del passato si fondano con la necessità di essere metafora universale del presente, con il desiderio di arrivare a chiunque in giro per il mondo provi le emozioni cantate dalla band.

It’s My Life per i super fan non è la canzone più bella del gruppo, nel precedente e meno noto album These Days si raggiunge il picco compositivo, con brani intensi e rari. E non è neanche la canzone dei BJ che un super fan ascolta di più ma quando è in riproduzione ha quella capacità di farti sentire parte del mondo, di farti sentire orgoglioso della tua band. La puoi sentire ovunque: in discoteca, in macchina, a un concerto rock, in uno stadio all’intervallo di una partita. E finisce per essere cantata da chiunque, è un pezzo senza età che chiunque almeno una volta nella vita finisce per ascoltare. Pochissime canzoni rock possono infatti vantarsi di aver raggiunto un miliardo di ascolti sia Spotify che su Youtube, solitamente le visualizzazioni sono a favore dei fenomeni pop.

Nel 2025 il rapper Pitbull ne ha inciso una versione hip hop: la base e il ritornello sono rimasti uguali, ma sulla strofa c’è lui che “rappa”. Questa versione ha fatto entrare per la prima volta JBJ e i suoi nella classifica Dance di Billboard (credo sia la prima volta per una band rock in assoluto, ndr) e a distanza di 20 anni nella Pop Airplay. Dato il successo della nuova incisione, Pitbull e Jon Bon Jovi si sono esibiti ai Latin Grammy mentre su Spotify veniva annunciato l’arrivo di musica inedita da parte di un gruppo, ormai tra i più grandi di sempre, che dopo 40 anni continua a lavorare senza sosta.