Si chiude dopo cinque la vicenda giudiziaria per i due imputati, a giudizio per aver commentato l’operato dell’amministrazione comunale riguardo la questione del Piano Regolatore
VENAFRO/ISERNIA. Si è chiuso dopo cinque anni con l’assoluzione il processo nei confronti di due venafrani, a giudizio per il reato di diffamazione aggravata a mezzo social, ai danni di un amministratore del Comune di Venafro. La sentenza è stata emessa oggi dal Tribunale di Isernia.
Il capo d’imputazione, come riportato nelle carte processuali, contestava ai due imputati la pubblicazione, su Facebook, di commenti critici e ironici riferiti all’operato dell’amministratore comunale, in particolare alla gestione dell’art. 12 delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) del Piano Regolatore Generale di Venafro.

Oggi, al termine di un processo lungo e articolato, il giudice monocratico ha riconosciuto l’infondatezza delle accuse. Una sentenza di assoluzione, che arriva proprio nei giorni in cui la vicenda NTA è tornata di attualità, riempiendo le pagine dei giornali locali e attirando l’attenzione delle istituzioni regionali.
“Siamo finalmente usciti da un tunnel durato cinque anni – hanno dichiarato a caldo i due imputati, visibilmente commossi – È stato un percorso difficile, in cui ci siamo trovati a dover difendere la nostra dignità, senza aver mai commesso alcun reato. Oggi abbiamo ricevuto giustizia”.
A difenderli, l’avvocato Gianluca Giammatteo, del Foro di Isernia, che ha condotto l’intero iter processuale fin dalle prime fasi.
“Sono molto soddisfatto della sentenza – ha dichiarato il legale – I miei assistiti hanno sempre mantenuto un comportamento corretto, coerente e rispettoso del processo. Non si sono mai sottratti, hanno affrontato ogni fase con lucidità e senso civico, e per questo li ringrazio anche personalmente per la fiducia che hanno riposto in me in questi cinque lunghi anni”.
Durante il dibattimento è emerso che i post in questione rientravano in un’ipotesi non configurante reato e tanto anche grazie alle testimonianze di numerosi tecnici, urbanisti e dirigenti amministrativi ascoltati in aula. La difesa, quale strategia processuale, ha insistito sulla scriminante del diritto di critica, e ha ritenuto insussistente l’elemento soggettivo del dolo, elemento essenziale per la configurazione del reato.
Con l’assoluzione, il Tribunale ha quindi chiuso un capitolo doloroso ma emblematico, in cui il confine tra libertà di espressione e censura penale è stato oggetto di dibattito pubblico e giuridico.