La donna è stata esclusa dai fondi regionali per la non autosufficienza. Il figlio: “Idonea ma non beneficiaria per mancanza di risorse”
ISERNIA. Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di un isernino che ha deciso di scrivere una lettera-denuncia per raccontare la situazione vissuta con la madre, affetta da grave demenza senile. Tanta l’amarezza di chi, nei momenti più difficili, vive anche il peso di sentirsi abbandonato dalle istituzioni in un momento tanto difficile
Gentilissima redazione,
scrivo da Isernia per condividere una testimonianza che mi ha lasciato profondamente perplesso e amareggiato. Si tratta di mia madre, colpita circa otto anni fa da demenza senile. Con il tempo, la malattia è purtroppo progredita in una forma grave, che ha richiesto un impegno costante da parte nostra nel contesto familiare. Nonostante l’amore e le cure quotidiane, il peggioramento delle sue condizioni ci ha costretti, nel giugno 2024, a ricoverarla presso una struttura convenzionata, dove potesse ricevere assistenza sanitaria e sorveglianza 24 ore su 24. Questa, in sintesi, è la nostra storia.
Mi rivolgo alla Regione Molise, in merito al fondo di sostegno economico destinato alle persone non autosufficienti. Attraverso il nostro Patronato abbiamo regolarmente presentato domanda, allegando la documentazione medica che attestava chiaramente il diritto di mia madre a beneficiare di questo contributo per il periodo gennaio–giugno 2024, quando era ancora residente presso la nostra abitazione.
Non avendo ricevuto alcuna risposta e non avendo consultato la graduatoria, mi sono recato di persona presso l’Ufficio dell’Ambito Territoriale del Comune di Isernia per ottenere chiarimenti. Lì mi è stato comunicato che mia madre risultava idonea per gravità della patologia, ma non beneficiaria, a causa della mancanza di risorse disponibili.
In quel momento mi sono sentito come se fossi finito su ‘Scherzi a parte’: non sapevo se ridere o piangere. Il primo pensiero è andato ai nostri politici: stipendi da capogiro, vitalizi senza fine… Ma per i nostri malati, invece, le risorse terminano sempre.
Aggiungo un’ulteriore riflessione: questo contributo per la non autosufficienza è riservato esclusivamente a chi è assistito presso il proprio domicilio. Chi, come noi, si trova costretto a ricoverare un familiare in una struttura — che, lo sottolineo, è tutto fuorché gratuita — non ha diritto a nulla.
Mi domando: esistono malati di serie A e malati di serie B? Paghiamo una retta mensile importante, senza alcun rimborso, senza alcun supporto, come se quella malattia — una volta varcata la soglia di una struttura — smettesse di esistere per le istituzioni.
La mia vuole essere una semplice testimonianza. Forse sarà una goccia nel mare, forse resterà inascoltata, dimenticata, coperta di polvere. Ma sono certo che chi si trova nella mia stessa situazione capirà perfettamente. E chi, per fortuna, non ha vissuto questa realtà, spero possa almeno riflettere, soprattutto chi ricopre ruoli di responsabilità.
La malattia è un peso duro da sostenere, ogni giorno. Ci manca l’affetto, ci manca la nostra mamma. Ma soprattutto, ci manca un sistema che tuteli davvero la dignità di ogni essere umano!




