Tutto nasce da un post sul social, a cui rispondono i campioni Karpov e Kasparov: “Una follia totale”
AUSTRALIA. Nel gioco degli scacchi, è risaputo, convenzionalmente il bianco muove sempre per primo, anche se non è detto che questo gli dia la vittoria sul nero. Una regola secolare, completamente avulsa dal giusto dibattito politico e sociale del particolare momento storico che stiamo vivendo, anche e soprattutto se consideriamo che gli scacchi sono nati in India e sono stati importati in Europa attorno all’anno 1000 dagli arabi – quindi, non propriamente dal malvagio schiavista bianco – mentre la loro forma attuale è dovuta al campione inglese di metà Ottocento Howard Staunton. Per regolamento, i pezzi devono avere colori diversi, facilmente distinguibili (non necessariamente bianco e nero). Ma c’è chi vede in questa particolare regola uno sfondo razzista.
Andiamo con ordine. La questione è stata sollevata da un tweet di John Adams, economista e portavoce della federazione australiana degli scacchi nel 2015: la scorsa settimana, Adams ha fatto sapere di essere stato chiamato dall’ABC di Sydney per rilasciare un commento sulla disputa razziale negli scacchi. “Ho appena ricevuto una telefonata da un produttore della ABC Sydney in cerca di un commento sul gioco degli scacchi! L’ABC si è fatta l’idea che gli scacchi siano RAZZISTI, dato che il bianco muove sempre per primo”, ha twittato Adams, che non ha però lasciato alcun commento.
Da qui, il leggendario campione Anatoly Karpov ha voluto dire la sua, definendo “follia totale” il dibattito sul razzismo negli scacchi, chiedendosi poi cosa c’entrasse il razzismo con il secolare gioco. Garry Kasparov, avversario storico di Karpov, ha invece consigliato alla Abc di Sidney di dedicarsi a ‘Go’, il gioco cinese dove è la pedina nera ad avere la prima mossa, invitando la rete a lasciar perdere la questione.
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