Ricatti a preti gay, l’imputato dinanzi al giudice

Foto archivio
Foto archivio

ISERNIA. Comparirà davanti al giudice ai primi di maggio, che dovrà decidere se rinviarlo a giudizio o proscioglierlo, mettendo fine a una torbida vicenda. Diego Caggiano, prete ortodosso di 37 anni, originario del Salernitano, sarà davanti al gup di Isernia, Maria Luisa Messa, tra poco più di due settimane, accusato di estorsione aggravata e continuata ai danni di una dozzina di parroci omosessuali che esercitavano il proprio ministero in Molise, Lazio, Emilia Romagna e Puglia. I fatti risalgono al luglio 2011, quando il campano viene arrestato insieme a un amico di Bagnoli del Trigno, Giuseppe Trementino, 32 anni nell’abitazione bagnolese di Caggiano. Secondo l’accusa, i due adescavano i parroci sul web, principalmente su Facebook. Un’amicizia virtuale e via alle confidenze. Poco alla volta, giorno dopo giorno, riuscivano a carpire la fiducia dei preti. Fino a farsi rivelare i segreti più inconfessabili. Una volta appreso delle loro preferenze sessuali, partiva l’odioso ricatto. Il silenzio in cambio di denaro. Altrimenti, la perdita della reputazione. Trementino e Caggiano avrebbero contattato le loro ‘vittime’ sul social network inducendole a rapporti sessuali virtuali e ricattandole con filmini porno e messaggini. Materiale poi ritrovato a casa loro. Dopo circa tre settimane di carcere, i due indagati tornarono in libertà. L’operazione fu portata a compimento dai carabinieri delle compagnie di Lagonegro (Potenza) e Agnone, rispettivamente guidate dal capitano Luigi Salvati Tanagro e dal capitano Gianfranco Campobasso. A ordinarne la custodia cautelare in carcere, il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Lagonegro, che accolse la richiesta del sostituto procuratore Francesco Greco. Il reato principale, tuttavia, venne commesso in provincia d’Isernia. Un’estorsione perfezionatasi con il pagamento, da parte di un parroco, della cifra richiesta in cambio del silenzio sulla propria omosessualità tramite pagamenti sulla Postepay di Trementino. Questi e Caggiano avevano addirittura creato un gruppo Facebook sul quale far leva per indurre le vittime a pagare, un sedicente ‘Osservatorio di abusi da parte di sacerdoti’, chiamato ‘Grido di verità’, con il quale il campano millantava di poter far scoppiare uno scandalo in Vaticano. Le strade processuali dei due accusati si sono divise ben presto. Il legale di Trementino, il noto avvocato isernino Franco Mastronardi, in tandem con la collega Alessandra Rossi, chiese e ottenne il patteggiamento per il suo assistito. Il gup Messa accolse l’istanza infliggendogli tre anni di reclusione, con l’accusa di estorsione aggravata e continuata, in concorso. Caggiano invece, grazie a un difetto di notifica, dev’essere ancora giudicato. Ad assisterlo, sarà l’avvocato salernitano Monica Abagnara. L’uomo, che aveva fondato una nuova chiesa a Pagani, in provincia di Salerno, è stato scomunicato in quanto non titolato a presiedere alcun rito religioso.