HomeNotizieCRONACAIttierre, sos a Finmolise: l'azienda bussa a soldi pubblici

Ittierre, sos a Finmolise: l’azienda bussa a soldi pubblici

Ittierre, la sede di Pettoranello del Molise
Ittierre, la sede di Pettoranello del Molise

CAMPOBASSO. Spunta l’ipotesi di prestito per l’Ittierre. Se ne sarebbe parlato nella giornata di ieri presso Finmolise. Ma la società finanziaria della Regione non può decidere in autonomia. La palla dovrà necessariamente passare alla Giunta regionale. Il prestito potrà essere concesso solo se l’esecutivo di Via Genova si pronuncerà positivamente. Esito, questo, affatto scontato. All’inizio del suo mandato, infatti, il presidente Paolo Frattura dichiarò senza mezzi termini che avrebbe tagliato i finanziamenti alle aziende partecipate dalla Regione, la maggior parte delle quali nel triennio 2009-2011 sono risultate in perdita. Per estensione, nulla di più facile che i rubinetti vengano chiusi anche nei confronti dei privati in difficoltà. Alla luce di queste premesse e, al contempo, con la crisi che l’Ittierre sta attraversando, è difficile immaginare quale sarà la decisione della Giunta. Più facile ipotizzare quale potrebbe essere la posizione dell’assessore regionale allo Sviluppo, Massimiliano Scarabeo. Come dichiarato nei giorni scorsi, Scarabeo ritiene che la Regione abbia fatto la propria parte per la casa di moda e che ora toccherebbe alla proprietà, che fa capo ad Antonio Bianchi, impegnarsi nel portare a termine gli impegni assunti per il rilancio dell’azienda. Tuona contro Bianchi anche l’ex rappresentante dei fasonisti molisani, Vittorio Monaco: “I vertici aziendali – ha dichiarato Monaco – hanno sempre sostenuto che non hanno ricevuto ‘denaro liquido’ dalla Regione, ma non hanno disdegnato di accettare garanzie finanziarie da parte della Finmolise, anzi si affrettano a sollecitarne altre sostenendo le pretese con fantomatici piani di rilancio che puntualmente vengono smentiti dai fatti”. Monaco, perciò, si augura che l’azienda possa proseguire il cammino sulle proprie gambe, “altrimenti – conclude –  la proposta è la seguente: si trovi il modo, qualunque esso sia, di trasferire l’azienda direttamente ai dipendenti e ai fasonisti molisani. Peggio di quel che ha fatto Antonio Bianchi certamente non potranno fare”.

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