HomeNotizieCRONACAPiromane, una lite di caccia a far scattare la scintilla

Piromane, una lite di caccia a far scattare la scintilla

Nuovi incandescenti risvolti sul presunto incendiario del monte Stingone. Rancori personali verso nemici non meglio specificati alla base del gesto

ISERNIA. Emergono ulteriori elementi dopo l’interrogatorio di garanzia da parte del giudice per l’indagini preliminari Antonio Ruscito al presunto piromane del monte Stingone. Il 50 enne di Pozzilli, martedì scorso, ha risposto a tutte le domande del gip, decidendo dunque di collaborare con la giustizia dopo essere stato inchiodato dalle immagini della Forestale. La conferma viene anche dall’avvocato dell’uomo, Francesco Di Lauro, che chiarisce i motivi del gesto. Alla base, pare, ci sia un dispetto, uno scatto di ira nei confronti di alcuni non identificati nemici. Approfondendo tale spiegazione vediamo confermare quanto affermato da Domenico D’Aquilante, capo settore dei vigili del fuoco, sul distacco del 50enne dal Corpo dei pompieri. La causa scatenante avrebbe radice in un dissidio con dei cacciatori, quasi una sorta di ribellione dopo la quale l’uomo ha deciso di provare ad incendiare la zona. Con tali variabili in gioco il Gip, dopo aver rigettato la proposta del pubblico ministero di custodia cautelare in carcere, ha deciso per i domiciliari. L’avvocato difensore ha poi chiarito definitivamente la posizione dell’accusa e spiegato il motivo della mancata presentazione, ad oggi, della richiesta di revoca della misura restrittiva: Il capo di imputazione (423 bis) è provvisorio. Attualmente – ha detto – si parla di tentativo di incendio e non di incendio consumato. Comunque ci sono ancora indagini in corso”.

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