HomeNotizieCRONACACervelli in fuga: ai laureati isernini il triste primato

Cervelli in fuga: ai laureati isernini il triste primato

I giovani che lasciano la provincia sono in numero sempre crescente. Pre o post laurea fa poca distinzione, l’incertezza del futuro spaventa e l’unica risposta è la fuga.  I numeri impietosi sono in linea con tante realtà del Sud

 

ISERNIA. Il 60% dei laureati totali di Isernia se ne va, scappa altrove in cerca di un futuro e di un lavoro lontano dalle terre natali. Il dato è evidente, eclatante e struggente, ma veritiero. Specchio del particolare momento congiunturale che viviamo. I dati arrivano fino alle pagine dei quotidiani nazionali che disegnano una realtà molto particolare a seconda della collocazione e delle potenzialità della provincia di appartenenza. Il 93 per cento degli studenti della nuova provincia Barletta Andria Trani si sono laureati fuori dalla propria Regione, così come il 72,6 per cento dei potentini, il 59,2 per cento dei foggiani e il 58,4 per cento dei reggini.Nel capoluogo pentro, che viene subito dopo, la proporzione di laureati in fuga sfiora il 60 per cento. In Basilicata la quota di emigrati tocca il 76 per cento, con una sproporzione per i materani (che sono l’82,8) mentre il 72,6 per cento sono i potentini. Dei 3.999 studenti lucani laureati nel 2011, appena 958 hanno completato l’università nella Regione in cui sono nati. Numeri disarmanti, che fanno ancora più male quando si supera il Tevere e si confrontano con quelli delle regioni del nord. Un esempio su tutti: i lombardi che si laureano fuori sono l’11,5 per cento, con un record di permanenza che spetta a Lecco 4,4 per cento, seguita da Varese 5,6 e Milano 6 per cento. Ad influire sui dati molto probabilmente c’è anche la condizione dell’istruzione superiore in piena crisi nel Mezzogiorno. Quindi quel che accade è che arrivati alla maggiore età i ragazzi del Sud iniziano il loro viaggio verso nuovi mondi, in cerca di maggiori sbocchi professionali. Negli ultimi vent’anni sono partiti dal Sud più di 170mila laureati: un numero di cervelli pari a quello dei residenti in città come Reggio Calabria. Tra il 2007 e il 2010 le immatricolazioni nelle università italiane sono diminuite di 26mila unità. Sintomo preoccupante per un Paese che, rispetto alla media europea, ha già – in rapporto agli abitanti – metà dei laureati. Ma al Sud la fuga dei cervelli è legata anche a precise connotazioni territoriali. Le sole università del Mezzogiorno, nel periodo preso in esame dallo studio, hanno perso il 19,6 per cento delle matricole: una su cinque, nel Mezzogiorno, se ne va al Centro Nord. Nell’anno accademico 2008-2009 sono emigrati dalla Puglia 6.425 studenti universitari. Dal microscopico Molise, 483, mentre dalla Campania, 4.411. Dalla Sicilia, 2.718, dalla Calabria, 5.380. Dalla Basilicata, 2.455. Dalla Sardegna, 1.193. Ma i dati Unioncamere relativi al 2011 sono ancora più disarmanti. Il 31,6 per cento dei 118.479 laureati meridionali non ha conseguito il titolo di studio nella propria Regione, contro il 15,5 per cento dei giovani originari del Nord Ovest. Oltre il doppio, considerando poi che i laureati nati al Sud sono più numerosi, in proporzione agli abitanti, rispetto ai loro colleghi del Centro e del Nord. Con il 34 per centro della popolazione nazionale, il Mezzogiorno fornisce il 40,8 per cento dei laureati, che però in gran parte sono passati attraverso l’esperienza di studio fuori sede.

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