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Due molisani uccisi in Venezuela: nonno e nipote sgozzati durante una rapina nel loro negozio

Si tratta di Damiano e Gabriel Antonio Petruccelli, 77 e 14 anni, originari di Sant’Elia a Pianisi, brutalmente assassinati e gettati in strada. A confermare la notizia, diffusa dalla radio sudamericana, il consigliere regionale Michele Petraroia


CAMPOBASSO. Due molisani uccisi in Venezuela, orrore e sconcerto a Sant’Elia a Pianisi, il paese di origine di Damiano e Gabriel Antonio Petruccelli, 77 e 14 anni, nonno e nipote. I due sono stati brutalmente assassinati, sgozzati e buttati in strada, per aver tentato di opporsi al tentativo di rapina avvenuto nel proprio negozio. L’episodio è avvenuto a Guacara, non lontano da Maracay.

La notizia, diffusa ieri dalla radio venezuelana, è stata confermata dai volontari impegnati nel Comitato Molise Pro-Venezuela, come ha riferito il consigliere regionale Michele Petraroia, che ha sentito la presidente dell’Associazione molisana di Maracay, dello Stato Aragua, Domenica Miozzi, originaria di Toro.

I fatti si sono verificati nella città di Guacara, nel confinante Stato del Carabobo. Damiano e Gabriel Petruccelli sono stati assaliti da banditi armati di coltelli, nel negozio di scarpe situato all’interno della loro abitazione. Aggrediti, accoltellati alla gola e uccisi spietatamente. Un assassinio efferato, come ne accadono tanti in Venezuela e sempre con maggior frequenza, con un crescente clima di insicurezza, violenza e sofferenza. La Polizia venezuelana, che indaga sull’accaduto, segue la pista della rapina, senza escludere quella della vendetta. 

“Qualche mese fa – ha rimarcato il consigliere – la giornalista originaria di Riccia Adriana Ciccaglione, appena rientrata in Italia ci informò di un suo giovane collega figlio di italiani ammazzato, ma per via dei ritardi nelle procedure di rilascio del passaporto, il nostro Ministero degli Esteri non è potuto intervenire a chiedere spiegazioni alle autorità venezuelane. La crisi sempre più grave costringe le persone a vivere di espedienti, di non disporre di medicinali e generi di prima necessità, e di tentare vanamente di riprendersi la cittadinanza italiana con file interminabili e tempi lunghissimi presso i nostri Consolati”.

Ufficialmente nell’anagrafe degli Italiani residenti all’estero risultano iscritte 140mila persone in Venezuela, ma in realtà gli oriundi superano il milione e di questi oltre 100mila sono abruzzesi e molisani. Chi ne ha avuto la possibilità è già rientrato in Molise appoggiandosi a parenti o conoscenti, ma una vicenda di queste proporzioni non può essere gestita solo da reti amicali o dal mondo del volontariato.

“Recentemente – spiega in proposito Petraroia – insieme a volontari dell’Abruzzo il Comitato Molise Pro-Venezuela sta promuovendo una colletta per far rientrare una famiglia di Toro che vive a Caracas con marito, mogli e due bimbe di 3 e 5 anni. Ma in vari paesi del Molise e a Campobasso chi è tornato non ha passaporto italiano, non ha lavoro, non ha casa, ha un titolo di studio non riconosciuto, una patente non valida e non sa a chi rivolgersi per essere aiutato”.

“L’emigrazione – conclude il consigliere – è un dramma e non una festa. Chi scappa dal Venezuela lo fa per mettere in salvo sé stesso e la propria famiglia. Piangere o inviare corone di fiori, telegrammi o messaggi di cordoglio serve a poco. Occorre rompere il muro dell’indifferenza, dell’apatia e del disinteresse, ponendo l’Emergenza Venezuela come una questione su cui le istituzioni, ciascuna per le proprie responsabilità, hanno il dovere di intervenire ufficialmente”.

 

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