HomeNotizieCRONACADenaro sporco dalla comunità cinese: arrestati due molisani

Denaro sporco dalla comunità cinese: arrestati due molisani

E’ scattata alle prime luci dell’alba di oggi la maxi operazione dei carabinieri di Roma nell’ambito dell’inchiesta sul riciclaggio internazionale per 18 milioni di euro. Coinvolto un imprenditore del settore caseario di Campobasso. L’altro fermo è stato eseguito a Bojano


CAMPOBASSO. Ci sono anche due molisani coinvolti nella maxi operazione dei carabinieri di Roma, scattata questa mattina, a seguito di un’inchiesta sul riciclaggio internazionale per circa 18 milioni di euro che ha portato all’arresto di 20 persone. Fermato a Campobasso un noto imprenditore del settore caseario, mentre l’altro molisano coinvolto risiede e a Bojano e, stando a quanto si è appreso, opera nel settore degli autotrasporti.

Le indagini hanno consentito di accertare l’esistenza di 2 gruppi criminali: uno, con a capo due imprenditori romani, che avrebbe riciclato 15 milioni di euro di denaro ‘sporco’ nella provincia di Milano di appartenenti alla comunità cinese. Un secondo che avrebbe riciclato 3 milioni provenienti dal traffico di droga nella Capitale.

I carabinieri del Nucleo investigativo di Roma, supportati dai Comandi dell’Arma territorialmente competenti, tra Londra, le province di Roma, Milano, Bari, Vicenza, Pordenone, Viterbo e Campobasso, hanno eseguito un’ordinanza, emessa dal gip di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, che dispone l’arresto di 20 persone e l’obbligo di dimora con contestuale interdizione dall’esercizio di attività professionali o imprenditoriali a carico di altri 5 indagati, tutti indiziati a vario titolo di riciclaggio aggravato dalla transnazionalità, autoriciclaggio, impiego di denaro di provenienza illecita, emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti.

“A quanto accertato – riferisce l’Ansa – il gruppo che avrebbe riciclato 15 milioni di euro, illegalmente accumulati nella provincia di Milano da appartenenti alla comunità cinese, dopo aver ricevuto i contanti effettuava bonifici giustificati da fatture per operazioni in realtà inesistenti, emesse da società riconducibili all’organizzazione. A loro volta queste società trasferivano il denaro sui conti di una società con sede a Londra, controllata da prestanomi dei cittadini cinesi, che rientravano così all’estero in possesso del denaro “ripulito”. Uno degli arrestati, un imprenditore romano del settore del commercio d’auto, in passato era stato arrestato per operazioni di riciclaggio effettuate a favore di Enrico Nicoletti, già cassiere della Banda della Magliana”.

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