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Maltrattamenti nella casa di cura: a processo l’ex sindaco di Montaquila e altri 11

Rinviati a giudizio il neurologo Franco Rossi più alcuni tra gli infermieri e gli operatori socio-sanitari che lavoravano a Villa Flora nel 2014. La vicenda finì sulle cronache nazionali con enorme clamore mediatico


ISERNIA. Sono Stati rinviati a giudizio in 12 gli imputati nell’inchiesta sui presunti maltrattamenti dei pazienti all’interno della casa di cura ‘Villa Flora’ di Montaquila. La decisione, pochi giorni fa, del giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Isernia, Arlen Picano, con la prima udienza dibattimentale fissata al 5 febbraio prossimo. Due, invece, le singole posizioni processuali stralciate e terminate con un proscioglimento.

La vicenda, dall’enorme clamore mediatico, riguarda la struttura che fu ribattezzata dalla procura di Isernia come “la clinica degli orrori”. Tutto ha inizio l’8 ottobre 2014, quando 13 persone – tra cui l’allora sindaco di Montaquila, consulente sanitario e amministratore di fatto di Villa Flora Franco Rossi – finiscono agli arresti domiciliari con accuse che vanno, a vario titolo, dai maltrattamenti al sequestro di persona, dalle lesioni alle percosse fino all’abbandono di persone incapaci. Vittime delle presunte angherie, disabili psichici e anziani tra i 75 e gli 80 anni.

franco rossiL’indagine, coordinata all’epoca dal sostituto procuratore Federico Scioli e condotta dai carabinieri del Nas al comando del capitano Antonio Forciniti, comincia dopo la segnalazione di un’anziana donna, che lascia Villa Flora sostenendo di aver dovuto sopportare costrizioni di natura fisica e psicologica. Dopo gli accertamenti del caso, la ‘bomba’: 30 carabinieri del Nas di Campobasso, Napoli, Bari, Salerno e Foggia, con il supporto dei colleghi delle locali stazioni, danno esecuzione – su disposizione del giudice per le indagini preliminari del tribunale pentro, Elena Quaranta – ai decreti di custodia cautelare ai domiciliari per Franco Rossi (nella foto) e altri dodici tra infermieri e operatori socio-sanitari, residenti tra le province di Isernia e Campobasso. Diciannove, invece, gli indagati a piede libero, tra cui figurano anche medici, fisioterapisti e dipendenti amministrativi della struttura.

Sotto la lente degli inquirenti, in particolare – come spiegato all’epoca dal procuratore capo di Isernia Paolo Albano – finisce il reparto di Psichiatria uomini della residenza socio-assistenziale, bollato proprio da Albano, nella conferenza stampa dell’8 ottobre 2014, come un “lager”. Reparto chiuso a distanza di due settimane dai fatti per impossibilità di fare ricorso al contenimento – metodo duramente contestato dalla procura – senza del quale la gestione dei pazienti non sarebbe stata più sopportabile, esponendo gli operatori e gli altri ospiti della struttura a “gravissimi rischi” per la propria incolumità.

Rossi, per effetto delle legge Severino, a due settimane dall’arresto viene sospeso di diritto dalla carica di sindaco. Quattro mesi dopo i domiciliari, tuttavia, il noto neurologo – assistito dai legali Marco Franco e Giuseppe Stellato – riassapora la libertà e torna al suo posto in Comune. Rispetto alle accuse, si è sempre dichiarato innocente e convinto di dimostrare la correttezza del suo operato.

A quattro anni dai fatti, alfine, sono arrivati i rinvii a giudizio. E a febbraio prossimo, dunque, inizierà il processo vero e proprio, con la difesa della società Villa Flora affidata al noto avvocato di Isernia Franco Mastronardi, legale anche di altri quattro imputati, dipendenti della struttura all’epoca dei fatti.

Pba

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