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Sanità ‘malata’, Romano: “Esposti al rischio di morire in una corsa contro il tempo”

Il decesso del 68enne di Macchiagodena, costretto ad un viaggio della speranza fino a Teramo, riaccende l’attenzione sulle malattie tempo-dipendenti. A novembre il Tar discuterà il ricorso contro il decreto 47/2017 e il legale attacca: “Neurochirurgia senza nemmeno un posto letto, al Neuromed ce ne sono in totale 87”


CAMPOBASSO. Le malattie tempo-dipendenti e il ‘famigerato’ decreto 47/2017 che ha di fatto consentito la chiusura del reparto di Neurochirurgia del Cardarelli al centro, come è noto, di un ricorso al Tar patrocinato gratuitamente dai legali Massimo Romano, Giuseppe Ruta e Mariano Morgese ‘in nome e per conto’ del Forum per la Sanità pubblica che lo ha impugnato. Il giorno della verità si avvicina, visto che si discuterà nel prossimo mese di novembre. 

Ma la notizia torna di stretta attualità dopo il decesso di Francesco Ciccone, il 68enne di Macchiagodena morto a seguito di un incidente stradale: investito da un’auto mentre era in sella al suo motorino.

“Ennesimo decesso di paziente molisano ‘tempo-dipendente’, costretto ad un viaggio della speranza alla ricerca di un posto letto di neurochirurgia – dice Massimo Romano, ex consigliere regionale e uno dei tre legali che segue il ricorso al Tar, sul suo profilo Facebook -. E’ tragicamente noto che negli Ospedali pubblici molisani non ne hanno lasciato neppure uno, zero, mentre alla Neuromed, includendo la neuro-riabilitazione e la terapia intensiva, ce ne sono ben 87.

Ne sarebbe bastato uno per tentare, forse, di scongiurare la morte del 68enne di Macchiagodena, se solo dal Pronto Soccorso del Veneziale di Isernia fosse stato possibile ricoverarlo a Pozzilli, raggiungibile in pochi minuti e dove invece, per motivi allo stato non noti, sembra sia stato rifiutato. E così il trasferimento obbligato all’ospedale di Teramo, che dista 220 km a oltre 2 ore e mezza, dove è poi deceduto. La banalmente tragica inesorabilità della morte si infrange solo nei casi in cui essa è evitabile: i molisani sono a rischio, perché, con questa organizzazione sanitaria, nei casi di patologie ‘tempo-dipendenti’ l’evento morte è assolutamente prevedibile e perfino altamente probabile” continua.

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