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La ricerca delle gemelline, parla il responsabile dei sommozzatori: “Uno strazio per tutti, faremo il massimo fino alla fine”

Stefano Terribile, il capo distaccamento del Nucleo Sommozzatori dei Vigili del Fuoco di Roma, è operativo dal primo momento. Le ricerche non si fermano: al momento ci sono 30 uomini impegnati sia sul Tevere che con gli elicotteri e con i droni


AGNONE. Una lutto troppo grande, uno strazio che non troverà pace nemmeno quando il Tevere restituirà i corpicini delle due gemelline, introvabili da quel maledetto giovedì quando mamma Pina ha deciso di portarle con sé nel baratro di una follia imprevista e imprevedibile.

La comunità agnonese è attonita: il silenzio, il dolore condiviso, il desiderio di rendersi utili per lenire – in qualsiasi modo – l’angoscia di quelle famiglie travolte dalla disperazione più cupa.

A Roma, invece, le ricerche continuano senza sosta. Anche fra i soccorritori, 30 uomini impegnati con le braccia, con la testa e con il cuore, si avverte il senso di una tragedia troppo grande.

“Ci stiamo mettendo il massimo impegno – spiega Stefano Terribile, capo distaccamento Nucleo Sommozzatori dei Vigili del Fuoco, raggiunto pochi minuti fa a telefono – lavoriamo senza sosta dal giorno della scomparsa.

Il primo giorno abbiamo operato anche durante la notte. Capisce bene che le prime 24 ore sono fondamentali, abbiamo dato tutto per ritrovarle ancora in vita. Iniziamo alle 6.40 e smettiamo quando fa buio ma solo perché il fiume, che è in piena, è molto pericoloso per gli operatori. In questo momento abbiamo 3 squadre di Vigili del Fuoco che lavorano alla ricerca”.

Lo stato dell’arte di questo intervento è molto particolare, dice ancora. E non solo per la difficoltà delle operazioni, legate alla portata del Tevere e all’ampio raggio delle ricerche. No, c’è di più. C’è una difficoltà emotiva. Si avverte dal tono di voce, che si incrina spesso.

Cercare queste due creature in fiume così grande non ha tempi e risposte scontate. Abbiamo una grossa esperienza e, purtroppo, in casi simili le ricerche hanno dato risultati al 70% e non tutti nell’immediato. Ma non c’è un metro di misura, rispetto al tempo che ci vorrà e all’esito. Noi ce la stiamo mettendo tutta, ci crediamo e speriamo di trovarle presto”.

Si avverte, anche se a distanza, il desiderio di dare risposte, al papà principalmente. Perché chiudere il cerchio, forse, darà una fine anche allo strazio dell’attesa.

“Attualmente il dispositivo di soccorso stilato per oggi e domani, prevede mezzi Sas (soccorso aereo e fluviale), sommozzatori, l’utilizzo della Tas, la topografia applicata al soccorso. Oggi tracciato viene georeferenziato e sarà riscontrabile. Poi sono i volo, alternandosi, due elicotteri e le squadre di Sapas, i droni, che utilizziamo con molta efficacia da tempo.

Lavoreremo fino a quando non ci sarà detto di smettere: normalmente queste tipologie di ricerche vanno avanti per una settimana, dieci giorni. Ma sono decisioni che prende il Ministero dell’Interno, non dipendono da noi”.

Prende fiato il capo dipartimento, e aggiunge.

Nel momento in cui saranno interrotte, per noi le ricerche non finiranno. Noi viviamo sul fiume, la nostra caserma è a 500 metri dal Ponte del Mattatoio, dove la tragedia si è compiuta. Ogni mattina facciamo esercitazioni sul Tevere, controlliamo i mezzi, abbiamo il controllo del fiume, siamo in contatto con i pescatori, con chi vive lungo il Tevere. Saremo operativi ad oltranza. Questa cosa non la chiudiamo qui.

E’ uno strazio per tutti, le assicuro. Faremo il massimo finché non le troveremo”.

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