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‘Signora, è sola in casa?’ e scattava la truffa del ‘falso incidente’: sgominata la banda

Dieci indagati, tutti del Napoletano. Otto sono stati arrestati con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata. Oltre 300 i colpi messi a segno per un ‘fatturato’ da 400mila euro


CAMPOBASSO. Sgominata la banda che ha messo a segno, anche in Molise, la truffa del ‘falso incidente stradale’.

I Carabinieri di Terni hanno smantellato l’organizzazione malavitosa con l’operazione ‘Mai peggio’, chiamata così perché, a fine giornata ‘lavorativa’, uno degli esattori (intercettato) ringraziava il Signore esclamando “Dio, mai peggio di oggi”.

Dieci indagati di cui nove di origini napoletane. Otto di questi sono stati arrestati, due sono ai domiciliari e gli altri sei dietro le sbarre.

La banda ha messo a segno oltre 300 colpi in quasi tutte le regioni del centro Italia e del meridione: truffe che hanno consentito un ‘fatturato’ da 400mila euro. E’ stato proprio il procuratore capo della Repubblica di Terni, Alberto Liguori, a spiegare i dettagli dell’operazione dei Carabinieri.

L’indagine è partita quasi due anni fa in Umbria, dopo una truffa portata compimento a Terni e poi, come tessere di un puzzle, si sono incastrati alla perfezione anche tutti gli altri colpi che, con le stesse modalità, la banda aveva messo a segno in Molise, Lazio, Marche, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Campania e Calabria. Unica città dove non hanno ‘colpito’ proprio Napoli, per evitare che gli investigatori potessero più facilmente risalire agli autori.

Ventuno colpi in Umbria – fra Terni e Perugia -, 83 nel Lazio (soprattutto a Roma), 38 nelle Marche, 81 in Abruzzo, 3 in Molise, 30 in Campania, 23 in Puglia, 19 in Basilicata e 2 in Calabria.

I componenti della banda sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata: colpi che avevano come obiettivo le persone anziane, più facilmente raggirabili. Il metodo utilizzato era quello del ‘finto maresciallo’ o del ‘finto avvocato’.

La banda era ben organizzata nei ruoli e nella logistica visto che, al suo interno, i compiti erano definiti e i colpi non venivano mai messi a segno nelle stesse zone. Gli indagati, che si muovevano con macchine prese a noleggio oppure in treno, consultavano gli elenchi telefonici dai quali individuavano le vittime. Le telefonate di solito avvenivano di mattina quando la probabilità che in casa ci fossero persone sole era più elevata. Dopo averle chiamate con la scusa del ‘falso incidente’ nel quale solitamente era stato coinvolto un figlio o un nipote, spiegavano che occorreva versare somme di denaro abbastanza cospicue per evitare possibili guai giudiziari. Poi ,una sorta di ‘esattore’ passava a ritirare i soldi oppure i preziosi. Se le vittime facevano resistenza, venivano persino invitate a chiamare il 112 ma il malvivente che era a telefono non riagganciava la cornetta. Restava in attesa e rispondeva alla inutile richiesta di aiuto.

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