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Pistola in faccia al detenuto, l’associazione Antigone: è il clima instaurato da Salvini

Il segretario del Sindacato Polizia Penitenziaria, Aldo Di Giacomo, analizza il contesto nel quale sono avvenuti i fatti già al vaglio del capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria. “ In carcere comandano loro, i detenuti. Gli agenti vivono una situazione di stress continuo”


CAMPOBASSO. Il tentativo di evasione e la successiva cattura, immortalata da uno smartphone, al centro di una vicenda che ha scosso la città, ha mobilitato il Sindacato Polizia Penitenziaria, il capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e l’associazione Antigone. Questa mattina Aldo Di Giacomo ha incontrato la stampa per raccontare come si sono svolti i fatti, parzialmente immortalati nel video che è diventato virale. Ma anche e soprattutto per difendere l’operato dell’agente che viene ripreso mentre carica e punta la pistola in faccia al detenuto. Stress, turni faticosi alle prese con centinaia di detenuti alcuni dei quali veri e propri ras all’interno del carcere e la paura che scappasse nel centro città, che avesse dei complici, delle armi nascoste. L’associazione Antigone rimarca invece come nel carcere di Campobasso, monitorato continuamente, ci sia un ottimo controllo umano. E avverte: ogni profilo di responsabilità penale e disciplinare sarà da parte nostra oggetto di accertamento nelle sedi appropriate presso la Procura della Repubblica.

CHI E’ IL DETENUTO. Trent’anni circa, in cella per reati connessi alla tossicodipendenza. Spaccio di droga e rapina a mano armata. Romano di nascita, figlio di una coppia proveniente dal Marocco, ieri ha tentato la disperata fuga dal carcere di Campobasso. Diventata virale perché un uomo, che passava di lì ieri ad ora di pranzo, ha ripreso tutto con il suo telefonino.

Raccontano alcuni testimoni del tentativo di evasione che lui, il detenuto, arrancava. Forse lo stato di astinenza ha dato vita al sogno di quella libertà, che sembrava essere a portata di mano. Si sarebbe allontanato non sapendo nemmeno quale direzione prendere. Allampanato, ripiegato su se stesso per quella maledetta droga che è il motivo di tutti i suoi guai. Comunque un tipo rissoso, dicono. Sia dentro che fuori dal carcere dove sconta la sua pena che probabilmente non è solo quella stabilita da un giudice e non avrà fine facilmente (pare che abbia altri capi d’accusa sui quali ancora non viene celebrato il processo).

carcere

Da fonti bene informate si apprende che il detenuto avrebbe fatto ricorso alle cure dei sanitari due volte nel giro di pochi giorni. Ieri avrebbe accusato uno strano formicolio agli arti. Complice l’assenza del medico che presta servizio nella casa circondariale, sarebbe stato accompagnato di nuovo in ospedale. Fugati i dubbi circa i sintomi che aveva accusato, sarebbe stato riportato in via Cavour. Una volta arrivati davanti a quel portone, che si sarebbe richiuso alle sue spalle, il tentativo di fuga ‘agevolato’ da due particolari. Il detenuto, accompagnato dagli agenti di polizia penitenziaria e non –come da protocollo – dai colleghi del ‘reparto traduzioni’ non sarebbe stato ammanettato perché, da giorni, utilizzava le stampelle per camminare a causa, dicono, di un problema al ginocchio. Quando è sceso dall’auto utilizzata per il trasporto, il tentativo di scappare sarebbe stato ulteriormente ‘suggerito’ dalla lentezza con la quale si chiude il vecchio cancello elettronico che delimita l’ingresso della casa circondariale. Avrebbe quindi approfittato di queste coincidenze: colpito l’agente (lo stesso che poi gli ha puntato la pistola in faccia) con una stampella, buttato all’aria l’altra e si sarebbe avviato verso una libertà difficile da raggiungere in quelle condizioni fisiche e con tre agenti della polizia penitenziaria che lo inseguivano. E’ stato infatti raggiunto quasi immediatamente da quello più atletico, lo stesso che dimostra sicuramente maggiore presenza di spirito nei momenti concitati della cattura. Nel video è l’uomo che urla al collega di fermarsi, di abbassare l’arma.

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