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Abusi in sagrestia, don Marino torna in aula. E Giada ‘accusa’ il Papa: cacciarli non basta, giustizia nei tribunali

Fra qualche giorno la seconda udienza del processo d’appello, dovrebbe essere presente anche il nuovo legale del sacerdote, Carlo Taormina. La giovane vittima degli abusi sessuali dell’uomo, invece, ha partecipato sabato alla manifestazione mondiale che si è svolta a Roma


CAMPOBASSO. Giovedì 28 febbraio, alle 9.30. Cosa cambierà per Giada Vitale? Un’altra aula di giustizia, forse ci sarà anche lui, il suo carnefice, seduto e protetto fra i suoi avvocati. Quell’uomo che, con le sembianze di un sacerdote affettuoso e premuroso, attento – ma nel modo sbagliato, il più abietto possibile – alla sua fragilità di adolescente alle prese con il dolore della perdita degli affetti più cari, le ha strappato via un pezzo di vita che Giada, oggi, prova a ricucire con fatica e caparbietà.

Quel dolore sordo che l’accompagna, che le blocca il respiro e la costringe a spostare le lancette indietro nel tempo non le è di certo passato. Ripercorrere quegli anni, la sensazione fisica di quelle mani adulte, che non avrebbero mai dovuto toccarla e nemmeno sfiorarla, quell’odore di dopobarba scadente che ancora oggi le pare di avvertire, anche per puro caso. E’ un ‘esercizio’ che Giada Vitale compie da tempo. Non solo nelle aule di Giustizia, anche e soprattutto nel percorso psicoterapeutico che ha dovuto avviare per cominciare, a piccoli passi, a liberarsi da quel macigno che porta sul cuore e che diventa musica quando si siede e comincia a suonare il suo pianoforte che, con quelle note, racconta dolore e rabbia.

Giovedì ci sarà la seconda udienza del processo d’Appello: la scorsa volta, era l’11 ottobre, è stata respinta la richiesta di non luogo a procedere avanzata dalla difesa del parroco di Portocannone. Accanto a lui, con molta probabilità, ci sarà nuovamente Carlo Taormina, avvocato abituato a casi da prima pagina e ad una massiccia esposizione mediatica. E resta ancora un mistero come possa fare un sacerdote di periferia a pagare una parcella che non sembra proprio alla portata di tutti.

Giada, nel 2013, prese coraggio e denunciò quel parroco. Una inchiesta – come è noto – divisa in due tronconi, come se gli abusi potessero terminare con i compleanni. Si, perché per la Giustizia un conto è quello che le è capitato fino ai 14 anni, altro è quello che successo dopo quella data. Anche se è stato tutto ugualmente tragico, doloroso, inimmaginabile. Sia prima che dopo quel compleanno. Giada succube, preda perfetta perché in una fase esistenziale difficile. Giada solitaria e silenziosa, bisognevole di affetto e cura. Non di una ‘condanna’ a vita come quella che le ha inflitto don Marino, condannato in primo grado a 6 anni di reclusione per atti sessuali su minore, con l’interdizione dai pubblici uffici e un risarcimento provvisionale di 15.000 euro. .

Non abusi sessuali, no.

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