HomeNotizieCRONACAIsernia, il buco nero dell’accoglienza revocata: migranti come fantasmi dal 2017

Isernia, il buco nero dell’accoglienza revocata: migranti come fantasmi dal 2017

IL CASO/ La prefettura interviene dopo il sequestro di droga in via Giovanni XXIII: “Non è più un Cat, il contratto per i servizi di accoglienza risolto dopo la maxi rissa di due anni fa”. Ma all’interno continuano a vivere persone straniere senza che l’Ufficio di governo possa più controllare cosa accade, mentre il gestore – che ha impugnato il provvedimento dinanzi al giudice civile di Campobasso tramite l’avvocato Paolo Sassi – continua a offrire vitto e alloggio in attesa che la causa venga decisa


di Pasquale Bartolomeo

ISERNIA. Non era un centro d’accoglienza, ma un semplice ‘domicilio privato’, quello dove i carabinieri di Isernia, pochi giorni fa, hanno compiuto un blitz antidroga sfociato nel sequestro di 250 grammi di marijuana e culminato con la denuncia di 2 nigeriani.

Lo si apprende dalla prefettura di Isernia, che con una nota ufficiale fa chiarezza sulla situazione che interessa l’ormai ex Cat di via Giovanni XXIII sito nelle vicinanze dell’auditorium, dove gli ospiti si trovano, di fatto, a vivere in una sorta di ‘limbo’. Come fantasmi. Non più senza un futuro, ma senza neppure un presente.

prefettura“La struttura di cui trattasi – si legge nella nota dell’Ufficio di governo – non è convenzionata con la Prefettura di Isernia e, dunque, non è corretto qualificarla come ‘Centro di accoglienza’. Come ricordato proprio dalla stampa, nelle vicinanze della struttura si è verificata, il 28 marzo 2017, una violenta rissa tra migranti. La Prefettura, a seguito di apposito controllo sul Centro, ha risolto per inadempimento la convenzione con la ditta che lo gestiva. Per effetto della risoluzione, la Prefettura ha disposto, altresì, il trasferimento degli immigrati, che non avevano preso parte alla rissa, presso altre strutture idonee, convenzionate. Molti dei migranti, tuttavia, non hanno ottemperato al trasferimento sopracitato e nei confronti degli stessi, al termine di una laboriosa procedura, che ha tenuto conto degli esiti di innumerevoli ricorsi giurisdizionali proposti dai migranti avverso il trasferimento di cui trattasi, la Prefettura ha decretato la revoca delle misure di accoglienza. Sia le revoche dell’accoglienza, sia la risoluzione della convenzione con il gestore sono state impugnate, dagli interessati, rispettivamente innanzi al Tar Molise e al Tribunale civile di Campobasso. Le opposizioni giudiziarie sono, al momento, pendenti, in attesa delle decisioni di merito; ma i provvedimenti prefettizi citati, non essendo state accolte, da parte delle Autorità giudiziarie adite, le istanze cautelari di sospensione, sono efficaci e vigenti. Pertanto, si ribadisce che la struttura dove è stato effettuato l’accertamento non è convenzionata con la Prefettura; i migranti ivi dimoranti non usufruiscono dei servizi di accoglienza e nessun rapporto giuridico e/o convenzione risulta esservi in atto con l’operatore economico che ha la disponibilità dello stabile”.

Ma cosa vuol dire tecnicamente “revoca dell’accoglienza”? Dal punto di vista amministrativo, significa che la prefettura non è più tenuta a entrare nel ‘centro’ per verificare i servizi erogati. Dunque, se i ragazzi stanno mangiando regolarmente o facendo il percorso integrativo, non è più affare che compete agli uffici di via Kennedy. A questo punto, pertanto, è lecito pensare che l’intervento dei militari dell’Arma sia nato su segnalazione di qualcuno, non potendo più la prefettura interessarsi della situazione.

continua

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