HomeNotizieCRONACAOmicidio di Monterotondo: quando l’orrore è in casa

Omicidio di Monterotondo: quando l’orrore è in casa

L’analisi dell’esperta sul caso di Deborah, la 19enne che ha ucciso il padre violento per difendere se stessa e la madre


di R.Francesca Capozza*

I reati non sono tutti uguali. Questo non lo è. Una giovane ragazza, Deborah Sciacquatori, di 19 anni resta la vittima di una esistenza violata nell’anima, negli affetti, nel corpo. Quasi 20 anni di sorrisi spenti, di sogni infranti, di ombre e paure costanti. Il terrore che un orco le strappasse la vita sua e quella di sua madre ogni giorno, ogni istante, con ogni pretesto, senza alcun preavviso, come infatti faceva lui, suo padre quarantenne, ex pugile, perennemente ubriaco, senza lavoro, estremamente violento, avvezzo a esprimere gli insulti più debilitanti con cui accompagnava botte, calci e pugni nel soggiogare le donne della sua famiglia.

Donne che vivono e fanno propria, loro malgrado, una condizione psichica di ineluttabile passività in cui si sentono intrappolate, quasi la dimensione femminile debba doverosamente aderire ad un canone di servilismo, rassegnazione e di soggiogazione fino ad accettarne le conseguenze più estreme. Il padre picchiava anche la sua stessa madre, quindi questo era il modello familiare ben collaudato: l’uomo che deve essere violento e la donna che deve accondiscendere a tutto e non turbarlo, accettando supinamente qualunque tipo di maltrattamenti. Lorenzo Sciacquatori era noto per essere violento, soprattutto in casa, e aveva precedenti per maltrattamenti in famiglia e resistenza a pubblico ufficiale.

Arrestato con l’accusa di maltrattamenti, esce dal carcere nel marzo 2015, dopo aver trascorso pochi mesi per reati anche di rissa, rapina e resistenza a pubblico ufficiale. La sua compagna Antonia, anzi, sperava di “salvarlo” e che sarebbe riuscita a cambiarlo…La cosiddetta “sindrome della crocerossina” che si conferma nei luoghi e nei tempi assolutamente ingannevole. Deborah non resiste più, quella mattina. La “liberazione dal tiranno”, come si definisce in criminologia il parricidio reattivo della figlia nei confronti del padre violento, è arrivata in una tragico giorno di Maggio, a Monterotondo, vicino a Roma, alle prime ore del mattino, quando Deborah riesce a fermare l’orco violento ed anaffettivo che ha reso distruttivo il legame che più di ogni altro avrebbe dovuto rappresentare amore, riparo, sostegno e conforto per una creatura in crescita.

Sciacquatori è fuori di sé dopo una serata di bagordi. Calci, urla, terribili insulti all’anziana madre, alla compagna, alla sorella e alla figlia che cercano di fuggire in strada, nell’indifferenza dei vicini che odono, ma che , per l’ennesima volta, “non si impicciano”. Sciaquatori le raggiunge, strattona la madre e prende a schiaffi la compagna. E’ ora che interviene Deborah, in difesa della mamma. Sferra disperata un pugno al genitore, la ragazza pratica arti marziali, e libera la madre. L’uomo crolla e sbatte violentemente il capo, rimanendo a terra in un lago di sangue, tra le urla della figlia che piange sul corpo del padre esanime, sperando che non muoia e chiedendogli scusa: «Non volevo, perdonami, ti voglio bene! Non mi lasciare, ti voglio bene! Oddio mamma che ho fatto!».

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