La richiesta presentata al Governo italiano e al Governo belga da Matteo Cicora, di San Giuliano di Puglia. Il genitore seppellito nelle 17 tombe senza nome della località belga dove l’8 agosto 1956 morirono 262 minatori. Il ministro degli esteri Moavero Milanesi informato dell’iniziativa
CAMPOBASSO. Ha chiesto il test del Dna, per ritrovare il corpo del padre tra i morti seppelliti nelle 17 tombe senza nome del cimitero di Marcinelle. Una richiesta che Michele Cicora, figlio di Francesco Cicora, ha presentato al Governo italiano e al Governo belga. “Non so dove mettere i fiori – ha spiegato – chiedo di poter fare il test del Dna, per riportare a casa, a San Giuliano di Puglia, la salma di mio padre”.
Francesco Cicora è infatti restato una delle vittime non identificate di una delle più grandi tragedie della storia del lavoro e dell’emigrazione italiana. La tragedia che colpì la miniera belga al Bois Du Cazier, a Marcinelle, dove a causa di un’esplosione l’8 agosto del 1956 morirono 262 minatori, di cui 136 italiani e 7 molisani.
Dal museo di Marcinelle, Cicora, con il sostegno della Direzione museale, ha annunciato di voler intraprendere le procedure per il riconoscimento e di voler informare le famiglie delle altre 16 vittime, sulla possibilità di effettuare i test. Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, è stato informato dell’iniziativa.
“Ho chiesto ai due Governi di pagare le spese – ha detto Cicora all’agenzia Ansa di Bruxelles – hanno un forte debito nei confronti dei minatori che contribuirono a ricostruire l’Italia con il carbone per le fabbriche italiane. Lavoravano in condizioni terribili. Si parla di 806 minatori italiani morti nelle miniere belghe negli anni”.
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