Droga, via Quircio la Scampia di Campobasso: merce esposta come al mercato, sentinelle a protezione dei capi pusher

Campobasso/ Operazione ‘Pinocchio’: interi quartieri sotto lo scacco degli spacciatori: alcuni compravano stupefacenti con i soldi del reddito di cittadinanza, altri commettendo furti nelle chiese, nelle abitazioni, nei negozi e nei cantieri. GUARDA IL VIDEO DEGLI ARRESTI


CAMPOBASSO. Vedette nel rione, droga esposta come frutta al mercato, un intero quartiere sotto scacco dei pusher e della loro rete criminale, ramificata su tutta la città ed estesa anche in altri territori più o meno limitrofi, in particolare Campodipietra.

Conferenza stampa in questura, a Campobasso, per rendere noti i dettagli dell’operazione antidroga ‘Pinocchio‘, eseguita dalla polizia e scattata alle prime luci dell’alba nel capoluogo regionale ma anche in altri centri, quali Campodipietra, Toro e Frosolone per il Molise, e le province di Foggia, Caserta, Chieti, Roma e Bologna con oltre 70 perquisizioni personali e domiciliari. Un’operazione vasta, ad ampio raggio, che ha visto in campo quattordici Squadre Mobili da tutta Italia. Il procuratore capo Nicola D’Angelo ha evidenziato, lanciando l’allarme: “In un anno nel solo capoluogo regionale e hinterland sono stati eseguiti 100 provvedimenti, tra arresti e misure cautelari, ma la domanda di droga non è diminuita“.

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Nel blitz di stamani sono state eseguite 5 di 6 misure cautelari previste, perché un soggetto è risultato irreperibile. “Tra gli arrestati – ha spiegato il capo della Mobile Raffaele Iasi – Massimo Amoroso, 43enne campobassano detto ‘Pinocchio’, da cui prende il nome l’operazione, e Margherita Mandato, detta Giusy di 38 anni, che in via Quircio avevano creato la Scampia di Campobasso”. Al civico 9 un vero e proprio market della droga. I due – secondo le ricostruzioni – lavoravano dapprima insieme. Poi si sarebbero separati, spartendosi anche le piazze dello spaccio. Il primo avrebbe proseguito l’attività in via Marche, mentre la donna coordinava le attività illecite negli alberghi, nella zona del Corso di Campobasso e in altre strade del centro. Quest’ultima era già reclusa nel carcere di Chieti. Tra le altre misure: divieto di dimora nel capoluogo molisano per Paolo Bencivegna, 21enne di Caserta e per Sara Iacampo, 22enne di Campobasso; arresto, infine, per Francesco Celozzi. 

I NUMERI. Imponenti i numeri dell’operazione: 19, in tutto, le persone indagate e 70 le perquisizioni eseguite, quasi tutte a Campobasso. L’indagine è nata dalla segnalazione dei cittadini, che notavano il viavai sospetto nella zona. Nel corso dell’indagine sono stati identificati circa 250 consumatori di stupefacenti, documentando circa 1.700 cessioni di droga; circa 3mila le dosi di stupefacente sequestrate, del tipo cocaina, crack, eroina, hashish, marijuana e metadone e circa 7mila le cessioni rilevate, sia con attività investigativa tradizionale che mediante intercettazioni.

Nel corso delle indagini sono stati operati due arresti in flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti e due arresti in esecuzione di misure cautelari per reati contro il patrimonio, commessi con la finalità di procacciarsi il denaro per l’acquisto di stupefacente. Sequestrati, inoltre, circa 10mila euro in contanti  – a quanto pare il provento di un mese di attività – più svariate carte di credito e postepay ricaricabili, utilizzate per il pagamento della droga. Nel corso delle perquisizioni sono stati rinvenuti e sequestrati 0,43 grammi di eroina, 2,20 grammi di hashish, 0,41 grammi di marijuana, un bilancino di precisione e, per due delle persone perquisite, è scattata la denuncia all’autorità amministrativa per detenzione di sostanze stupefacenti.

CatturaI RUOLI. A causa della coppia di pusher, via Quircio era diventata, di fatto, una piccola Scampia, con ‘vedette’ pronte a segnalare ai protagonisti dello spaccio ogni accesso nella strada di personale in divisa. Secondo gli inquirenti,  in particolare Amoroso, con a carico numerosi precedenti penali e di polizia, era molto cauto nei propri movimenti ed estremamente attento ad eludere i controlli di polizia, comunicando poco al telefono ed utilizzando, invece, i contatti social nonché telefonini di ridottissime dimensioni. A suo dire, infatti, sarebbe stato più facile nasconderli nelle cavità anali e utilizzarli in carcere poter comunicare con l’esterno. L’uomo, inoltre, faceva uso di un distorsore di voce per non farsi riconoscere. Dall’indagine è emerso, inoltre, che Amoroso non aveva alcuna remora nel consegnare al proprio figlio e ai nipoti lo stupefacente da spacciare o destinato all’uso personale.

FURTI A RAFFICA: IL TESORETTO PER LA DROGA. Le indagini hanno permesso di ricostruire le condotte dei singoli componenti e i compiti svolti da ognuno: i soggetti che, in qualità di ideatori, fornivano il denaro necessario all’acquisto della droga e mantenevano i contatti per l’approvvigionamento delle sostanze stupefacenti; coloro che si occupavano del taglio e confezionamento dello stupefacente da vendere; i rifornitori, che con viaggi frequenti trasportavano le sostanze nella base logistica di Campobasso dalla provincia di Foggia e dalla limitrofa regione Campania. Alla coppia Amoroso e Mandato, a fasi alterne, si affiancavano una serie di soggetti tutti ben inseriti nel mondo dello spaccio di stupefacenti. Alcuni di loro si procacciavano i soldi per l’acquisto di droga commettendo furti in abitazioni, chiese, negozi, cantieri e rubando auto che utilizzavano per i viaggi verso le città di rifornimento. Gli indagati Celozzi e Bencivenga sono risultati essere i fornitori di droga della piazza di Campobasso, rispettivamente dalla Provincia di Foggia e da quella di Napoli, mentre, la ventiduenne campobassana Iacampo, fiancheggiatrice sia di Bencivenga che di altri referenti attivi anche a Bojano, aveva un suo specifico settore di vendita di stupefacenti

soldiIL MARKET DELLA ROBA. La coppia Amoroso e Mandato, coadiuvata dal proprio clan familiare, si approvvigionava nelle province di Napoli, Foggia e Caserta di stupefacente destinato allo spaccio, in quantità non elevate, ma con ciclicità tale da poter rifornire costantemente il market della droga in via Quircio n. 9. Un vero e proprio bazar dove si pesava, confezionava, si consumava, si faceva credito, si otteneva merce rubata da alcuni sodali del gruppo e, addirittura, dove i fornitori si avvicendavano esponendo e contrattando la merce, per qualità e prezzo, differenziandola da quella presente sul mercato allo scopo di fidelizzare la clientela.