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Il suo collaboratore arrestato per mafia, Occhionero sarà sentita dalla Procura di Palermo

Come persona informata sui fatti. Intanto è emerso che Antonello Nicosia, accusato di aver portato fuori dalle carceri messaggi di Cosa Nostra, era stato condannato a 10 anni per traffico di droga. Comesi apprende dalle intercettazioni, l’uomo aveva timore che il senatore di LeU ed ex magistrato Pietro Grasso potesse scoprire i suoi trascorsi giudiziari 


CAMPOBASSO. Il suo collaboratore parlamentare Antonello Nicosia arrestato per associazione mafiosa, la deputata Giuseppina Occhionero nei prossimi giorni sarà sentita dai magistrati della Procura di Palermo, come persona informata sui fatti.

La parlamentare molisana, eletta con LeU e di recente passata a Italia Viva, non è indagata, ma il suo nome è spuntato nell’inchiesta che oggi ha portato all’arresto di Nicosia e di altre 4 persone, tra cui il capomafia di Sciacca, Accursio Dimino, da sempre legato al superlatitante Matteo Messina Denaro. Arresti effettuati dai carabinieri e dalla guardia di finanza, su richiesta della Dda siciliana, nell’ambito dell’operazione ‘Passepartout’.

Nicosia, siciliano, 48 anni, direttore dell’Osservatorio nazionale dei diritti umani onlus, eletto per due anni nel Comitato nazionale dei Radicali italiani, proprio grazie alla collaborazione con la Occhionero, poteva effettuare ispezioni in carcere, che sarebbero dovute servire ad accertare le condizioni di vita dei detenuti.

Lo faceva anche grazie al tesserino di collaboratore parlamentare, che oggi gli è stato sequestrato durante un’ispezione. Secondo i pm, invece, riportava fuori dal carcere messaggi e informazioni di Cosa nostra. Un’attività che Nicosia riusciva a svolgere nonostante una condanna definitiva a 10 anni e 6 mesi per traffico di droga, com’è emerso soltanto oggi. 

A quanto sembra, infatti, Nicosia aveva una doppia identità: mentre in televisione parlava di legalità e di diritti dei detenuti (conduceva il programma ‘Mezz’ora d’aria’), in un’intercettazione è stato scoperto a insultare il giudice Giovanni Falcone: “E’ stato un incidente sul lavoro, all’aeroporto bisogna cambiare il nome. Non va bene Falcone e Borsellino, perché dobbiamo ‘arriminare’ sempre la stessa merda”.

Ultimamente, però, Nicosia aveva deciso di chiudere la collaborazione con la Occhionero e con Leu, cercando di proporsi a un altro partito, soprattutto per il timore che il senatore ed ex magistrato Pietro Grasso potesse scoprire il suo trascorso giudiziario, estromettendolo non solo da qualsiasi incarico legato alla deputata molisana, ma anche facendo terra bruciata intorno a lui in ogni ambiente politico. “Quello rompe i coglioni – si legge in una intercettazione tra Nicosia e Dimino – Quello, poi, quando gli comunicano una cosa di queste, oppure ti ehm… piglia, ti brucia”.

Da parte sua la deputata Occhionero oggi ha chiarito che la collaborazione con Nicosia, che con lei si è spacciato per docente universitario, è durata appena quattro mesi. “Non appena ho avuto modo di rendermi conto che il suo curriculum e i suoi racconti non corrispondevano alla realtà – ha precisato la parlamentare – ho interrotto la collaborazione. Le visite in carcere sono parte del lavoro parlamentare, a garanzia dei diritti sia dei detenuti sia di chi vi lavora“.

“Ringrazio la magistratura e le forze dell’ordine per lo straordinario lavoro di contrasto alla mafia – ha affermato ancora Occhionero – Quello che si legge nelle intercettazioni è vergognoso e gravissimo. Ora sono profondamente amareggiata, ma la giustizia farà il suo corso. Mi auguro nel più breve tempo possibile. Pur essendo del tutto estranea alla vicenda sono comunque a disposizione della magistratura, per poter fornire ogni elemento che possa essere utile”.

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