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Il mostro del Circeo diventa una crime story: un racconto di sesso, barbarie e sadismo

L’analisi a cura della dottoressa Francesca Capozza, criminologa, psicologa e psicoterapeuta


ROMA. Ore 2:50. Una notte di ottobre del 1975, nella Roma ‘bene’. Rumori, gemiti flebili, ma insistenti, che cercano disperatamente di rompere il silenzio di un quartiere elegante e signorile della Capitale. È un metronotte in servizio a capire rapidamente che qualcosa di orribile si staglierà di lì a poco dinanzi ai suoi occhi. Provengono dal bagagliaio di una Fiat 127 bianca. Il bagagliaio viene forzato e ad uscire fuori è uno dei peggiori fatti di cronaca nera della storia italiana. Nel baule della autovettura c’è una giovanissima donna, Donatella Colasanti di 17 anni, col volto madido di sangue, lo sguardo perso nel vuoto di chi ha visto e vissuto una violenza indicibile e, non sa come, è ancora viva. Accanto a lei l’amica, torturata, seviziata, senza vita. Era Rosaria Lopez, 19 anni, avvolta in un plaid e coperta da un telo di plastica.

La macchina è di Gianni Guido. L’artefice del massacro, il ‘mostro’. Angelo Izzo e Andrea Ghira, ventiduenni, sono i suoi amici con cui lo stesso ha compiuto il più orrendo fatto di cronaca che sconvolse l’Italia. Sono loro i ‘mostri del Circeo’. La barbarie avviene il 29 settembre a partire dalle 18, quando le giovani adescate da Izzo e Guido vengono condotte nella villa di Ghira al Circeo. Guido estrae una pistola e, sotto minaccia dell’arma, rinchiude le giovani in un bagno senza finestre. Di lì a poco inizierà per le povere vittime un girone infernale, durato 35 ore, fatto di sevizie, torture ripetute e stupri di ogni genere. Alle 17:00 del 30 settembre, giunge nella villa il proprietario Andrea Ghira che, spacciandosi per il sequestratore del Clan dei Marsigliesi, si unisce alla barbarie accanendosi su Rosaria Lopez. I mostri, coadiuvati da anfetamine e cocaina, proseguono esaltati in un crescendo di brutalità infierendo sulle giovanissime che invano imploravano pietà. Alle 19:30 viene loro iniettato del sonnifero, la Lopez trascinata al secondo piano da Izzo e Guido. Quella che la attende sarà una ulteriore e definitiva escalation di brutalità. La Colasanti rimasta al piano inferiore non potrà che ascoltare inerme le grida strazianti dell’amica. Fino a non sentirla più. Ma quello che attende lei non sarà da meno, trascinata nuda per tutta la casa, colpita selvaggiamente con pugni, calci e una spranga di ferro alla testa. La povera Donatella capisce che l’unico modo per avere ancora speranza di sopravvivere è fingersi morta. I 3, ormai stanchi ed appagati nelle loro pulsioni aggressive, la ritengono cadavere. Sono le 21 del 30 settembre. Caricano i corpi nel bagagliaio e fanno rientro a Roma, parcheggiando la macchina in viale Pola, il luogo in cui la disperazione della sopravvissuta le darà la forza di trovare aiuto battendo colpi contro il portellone del portabagagli.

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