HomeNotizieCRONACACoronavirus, a Isernia ancora zero contagi: ma il rischio è alto

Coronavirus, a Isernia ancora zero contagi: ma il rischio è alto

Una serie di fattori induce a ritenere che nel territorio, al di fuori di ogni allarmismo, sussista un pericolo ad impatto e probabilità valutabili come alti


di Francesco Barbaro

In queste ore, la provincia di Isernia ha ottenuto una grande visibilità mediatica a livello nazionale, dal momento che è l’unica a non avere ancora registrato contagi da SARS-CoV-2. Ma il dato grezzo e provvisorio non deve trarre in inganno. Una serie di fattori induce a ritenere che nel territorio, al di fuori di ogni allarmismo, sussista un rischio ad impatto e probabilità valutabili come alti.

{loadmodule mod_banners,Banner in article google}

Negli ultimi giorni, in violazione degli ultimi Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm), un numero consistente di cittadini fuori sede si è spostato dalle province più colpite a quelle di origine. Il fenomeno è stato solo parzialmente soggetto a controllo, pertanto non è possibile escludere che soggetti contagiati – sintomatici o no – siano recentemente tornati nei comuni della provincia di Isernia. A parte il contagio dei rispettivi nuclei familiari, che sarebbe praticamente certo, si pensi a cosa potrebbe accadere qualora tali soggetti venissero a contatto con le strutture ospedaliere locali. Per non incorrere nelle conseguenze penali della loro trasgressione, sarebbero facilmente portati a dichiarare che sono tornati prima dello scoppio della pandemia, non solo corrompendo l’anamnesi, ma compromettendo la sicurezza del sistema sanitario e dell’intera popolazione.

A parte ciò, bisogna considerare che lo stesso sistema sanitario locale è affetto da una serie di vulnerabilità che sono per lo più strutturali, simili o peggiori rispetto alle realtà ad ora più colpite, e che rischiano di deflagrare sotto la pressione dell’attuale stato di emergenza. Da anni, il numero di unità dell’organico del Pronto soccorso è inferiore alla metà di quello richiesto dall’effettivo carico funzionale. Sarebbe quindi opportuno che unità finora destinate ad altre mansioni venissero trasferite al reparto che attualmente, e per ovvie ragioni, costituisce la linea di minima resistenza.

È essenziale che tutto il personale sia preparato e istruito non solo sulle pratiche preventive e di routine, quanto piuttosto sugli aspetti operativi per casi di alta criticità. D’altra parte si deve segnalare che, a Isernia come altrove, il personale continua a dover operare in mancanza di dispositivi di sicurezza, a cominciare dalle mascherine. I problemi di rifornimento sono noti e condivisi a livello globale, ma le zone non ancora in crisi a maggior ragione dovrebbero disporre di riserve di materiali strategici accumulate in tempi ordinari. Passata l’emergenza, sarà il caso che in tutti i sistemi sanitari locali vengano riconsiderate le politiche di pianificazione e di procurement. Ma la vulnerabilità maggiore è insita nei limiti fattuali del ricorso alla prova del tampone. Ciò determina la tendenza ad escludere casi di contagio sulla sola base dell’esame obiettivo del medico che, data la complessa e variabile sintomatologia del Covid-19, lascia spazio a decisioni che possono rivelarsi arbitrarie o addirittura sconsiderate.

Si provi ora a mettere in relazione le vulnerabilità sopra elencate in uno scenario immaginario ma realistico. Un fuorisede infetto torna in provincia e si presenta al Pronto soccorso con quella che viene riconosciuta come una polmonite. I sintomi a carico delle vie respiratorie rientrano tra quelli collegabili al coronavirus ma il paziente dichiara di trovarsi sul territorio da un mese e, data l’assenza di febbre, il medico che lo visita esclude l’ipotesi e lo fa trasferire dalle tende allestite per i casi sospetti ad una sala del Pronto soccorso. Ebbene, da quel momento sono potenzialmente contagiati gli altri pazienti presenti nella struttura, il medico stesso e tutti gli altri operatori sanitari. Questi ultimi, tornando a casa dopo il turno di lavoro, contageranno a loro volta gli altri membri del nucleo familiare. E qualcuno di loro, poi, dovrà uscire per fare la spesa, propagando ulteriormente il virus.
È un caso ipotetico ma verosimile. Esso non viene presentato per procurare allarme, ma per definire lo scenario peggiore a cui la popolazione e ancor più le autorità locali devono fare costante riferimento.
Se a Isernia non si sono ancora registrati casi di contagio, infatti, le varie vulnerabilità individuate rendono evidente che il rischio reale continua a rimanere alto.

 

Iscriviti al nostro gruppo Facebook ufficiale 

isNews è anche su Telegram: clicca qui per iscriverti

Per ricevere le nostre notizie su Whatsapp, invia ISCRIVIMI al numero 3288234063 e salvalo in rubrica!

 

Più letti

Il tombolo alla conquista del mondo: dalla Slovenia a Isernia per...

Sonja Bogataj e Meta Gregorac vengono dalla Idrija Lace School, la più grande e antica del mondo: sono state accolte dalle 'pizzigliare' del centro...
spot_img
spot_img
spot_img