Imprenditore in difficoltà vittima di estorsione e usura: arrestato un 55enne isernino

Pesanti le accuse nei confronti dell’uomo, finito nella rete della Polizia di Formia a seguito di una complessa attività di indagine. In carcere anche un 48enne di Napoli


ISERNIA. Estorsione e usura: pesanti le accuse formulate nei confronti di un 55enne originario di Isernia, arrestato dalla Polizia a Formia, dove vive da diversi anni. Un’indagine complessa quella che ha consentito di salvare un imprenditore in difficoltà, vittima del molisano e di un 48enne di Napoli, che hanno agito separatamente. I due sono finiti in carcere a Cassino.

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Tutto è cominciato con una telefonata al commissariato. I familiari della vittima hanno chiesto aiuto perché l’imprenditore si era allontanato da casa, molto probabilmente per problemi economici. Le operazioni di ricerca e soccorso immediatamente attivate hanno consentito di trovare l’uomo, attraverso il sistema di geo-localizzazione del telefono cellulare, in una zona montuosa al confine della provincia di Frosinone, tra i Comuni di Campodimele e Pico dove, preso dallo sconforto, l’uomo era arrivato alla guida della propria auto.

Una volta raggiunto e soccorso l’uomo ha negato l’esistenza di debiti, non collaborando affatto per l’identificazione degli strozzini.L’attività investigativa successivamente avviata dal personale della Squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato di Formia e coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cassino – svolta con metodi tradizionali e con l’ausilio di indagini tecniche – ha permesso accertare che l’uomo, da ben due anni, era vittima di usura da parte dei due arrestati che, ognuno per proprio conto, approfittando del suo stato di bisogno, gli avevano prestato, in più occasioni, somme di denaro con successiva richiesta di restituzione ad un tasso di interesse anche superiore al 400% annuo.

Durante l’attività di intercettazione, emergevano chiaramente gravi minacce nei confronti della vittima onde costringerla a pagare i debiti e corrispondere i gravosi interessi usurari. Durante l’esecuzione della misura cautelare in carcere, nel corso delle perquisizioni domiciliari, sono stati rinvenuti gli effetti cambiari e gli assegni dati a garanzia dei prestiti e sono state sequestrate somme in contanti di denaro nonché l’auto e la motocicletta di uno degli arrestati a garanzia della restituzione degli interessi non dovuti, pagati dalla vittima.

Tale sequestro preventivo, anche per equivalente, è secondo legge puntato a capitalizzare le somme utili alla reintegrazione dell’ingiusto danno economico subìto dalla vittima.

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