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Maltrattava ed estorceva denaro ai genitori per acquistare droga: giovane del capoluogo ai domiciliari

Una vicenda di emarginazione, l’ennesima, che vede vittima una una famiglia molisana a causa della convivenza col fenomeno della tossicodipendenza, sempre più in crescita in regione anche per effetto della crisi sociale, economica e occupazionale che sta progressivamente facendo sentire i suoi effetti dopo le restrizioni dovute al Covid. Un giovane del capoluogo è stato tratto agli arresti domiciliari in comunità terapeutica con ipotesi di reato a sua carico che vanno dai maltrattameti in famiglia all’estorsione


CAMPOBASSO. La squadra mobile di Campobasso ha dato esecuzione alla misura cautelare degli arresti domiciliari in comunita terapeutica, nei confronti di un giovane di Campobasso, per reati di maltrattamenti in famiglia ed estorsione.

“Dalle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica del capoluogo, é emerso un drammatico spaccato familiare in cui  l’indagato costringeva il padre ad accompagnarlo a comprare lo stupefacente, anche piu volte al giorno e nonostante le restrizioni alla circolazione dovute all’emergenza sanitaria.

Tutto questo dopo aver previamente ottenuto dalla madre, con insistenza e minacce, la ricarica della carta prepagata. Il rifiuto di concedergli denaro o di accompagnarlo a comprare lo stupefacente diventava – spiegano dlal procura – elemento di condotte aggressive e minacciose da parte dell’indagato ai danni dei genitori.

All’esito delle indagini la procura ha formulato, per ben due volte, richiesta di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, rigettata dal Gip.

Dopo il secondo provvedimento è stato proposto appello al tribunale del riesame che, condividendo le argomentazioni fornite dalla procura, ha disposto gli arresti domiciliari in comunità di recupero, come peraltro è stato richiesto dal giovane. 

“La vicenda – spiega il Procuratore Nicola D’Angelo – ripropone, in tutta la sua drammaticita, il vissuto di tante famiglie con tossicodipendenti i quali, a causa dell’uso delle sostanze stupefacenti, diventano pericolosi per sé e per gli altri rendendo insostenibile la convivenza al punto che la prospettiva del carcere, per un figlio, diventa preferibile alia prosecuzione di una vita fatta di paure, di sofferenze e di emarginazione”.

“L’applicazione della misura cautelare in comunità di recupero rende auspicabile – aggiunge il procuratore D’Angelo- che l’indagato, con il tempo, troni ad essere un ”soggetto persona” e non più un “oggetto” in balia della dipendenza; che la sua famiglia possa riacquistare parte della serenità perduta e che tutto questo — unitamente a centinaia di casi analoghi —  possa contribuire a ridurre il consumo di stupefacenti sulla piazza locale, prima causa del moltiplicarsi dei fenomeni criminosi e dell’interessamento della criminalità di tipo mafioso per questo territorio.”

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