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Tangenti ed escort, Vaticano come Suburra: il molisano Torzi vuota il sacco, trema la Santa Sede

Il broker avrebbe rifiutato sesso con prostitute, opere d’arte e affari lucrosi. Dalle sue rivelazioni un quadro inquietante di ricatti, fiumi di denaro, presunte ‘mazzette’ e video compromettenti che coinvolgerebbero alti prelati: tutto ruota attorno alla vicenda della compravendita di un immobile di lusso a Londra per la quale l’ex socio di Frattura avrebbe agito da intermediario


ROMA. Il gran rifiuto alla Santa Sede e ai suoi poteri, ancora una volta, porta la firma di un molisano. Da Celestino V, primo Papa nella storia a rassegnare le dimissioni dal soglio di Pietro, a Gianluigi Torzi, broker originario di Guardialfiera, termolese di adozione e con interessi a Larino, il paragone è improbabile e suona quasi blasfemo. Ma ciò che accomuna i due, oltre alle origini, è una scelta destinata comunque a squassare la Santa Sede.

L’imprenditore, ex socio del governatore non più in carica Paolo Frattura, è finito agli arresti con le accuse di peculato, estorsione, truffa aggravata, autoriciclaggio. Per poi tornare in libertà provvisoria dopo 10 giorni. E cominciare a parlare. Collaborando ampiamente con gli investigatori dell’Ufficio del promotore di giustizia vaticana Gian Piero Milano e del suo aggiunto Alessandro Diddi per ricostruire nei dettagli le spregiudicate operazioni alla base della compravendita del palazzo ex Harrods di Londra, un immobile di lusso sito in Sloane Avenue costato centinaia di milioni di euro.

marco franco avvocatoNel lungo interrogatorio e anche in una memoria depositata dagli avvocati difensori, Ambra Giovene e Marco Franco, con allegata una corposa documentazione a supporto delle affermazioni del broker, Torzi darebbe una sua versione dei fatti che conterrebbe rivelazioni clamorose per le indagini condotte dalla procura vaticana, che in parte si erano tradotte nel mandato di cattura emesso nei suoi confronti. Rivelazioni che farebbero emergere dagli abissi un quadro sconvolgente di ricatti, tangenti, persino video compromettenti – smentiti tuttavia dai legali difensori del broker – con protagonisti alti prelati.

DA CARNEFICE A VITTIMA. Gli avrebbero promesso perfino una escort: servigi in cambio di altri servigi, ma da parte di Torzi ci sarebbe stato un muro impenetrabile. No a prostitute, no ad opere d’arte, no ad affari milionari. Torzi ha rifiutato le allettanti offerte ricevute. Il broker, come ricostruito dall’AdnKronos, avrebbe raccontato di “giri di (presunte) tangenti sotto forma di ‘provvigioni’ che coinvolgerebbero persone molto vicine alla Santa Sede”, ai quali tuttavia egli non si sarebbe mai voluto prestare, ricavandone “prima la promessa di una escort, di opere d’arte o di affari lucrosi, a cui comunque non avrebbe mai ceduto. E poi finanche minacce e ricatti, rispediti anche in questo caso al mittente”. A suffragare le dichiarazioni di Torzi rendendo il quadro, se possibile, ancora più complesso – sempre a quanto risulta all’Adnkronos – ci sarebbero “decine di chat e di scambi di messaggi e di email con personaggi importanti del Vaticano, e non solo”. Insomma, Torzi il ricatto lo avrebbe subito, pur non piegandosi affatto alle richieste ricevute.

torzi gianluigiL’ESTORSIONE MILIONARIA. Il broker sarebbe anche in grado di provare in maniera documentale che i suoi interlocutori nei palazzi vaticani “fossero a conoscenza delle famose mille azioni (le uniche con diritto di voto) della Gutt Sa, la società che deteneva l’immobile di Londra, che Torzi si era tenuto”, mentre le altre 30mila quote le aveva vendute per un euro ciascuna alla Segreteria di Stato vaticana. Le azioni con diritto di voto, nel mandato di cattura, venivano considerate come lo strumento attraverso il quale l’ex socio di Frattura avrebbe messo a segno un’estorsione da 15 milioni alla Santa Sede.

Ancora l’AdnKronos riferisce della sussistenza di “un accordo verbale con emissari della Santa Sede circa l’affidamento di un remunerativo contratto di gestione del palazzo di Sloane Avenue, in cambio della sua attività di intermediazione”.

FIUMI DI DENARO E VIDEO COMPROMETTENTI. “Dalle indagini della procura vaticana – così la nota agenzia di stampa – si profilerebbe l’ipotesi che sia esistito Oltretevere un vero e proprio ‘sistema’ grazie al quale, nel tempo, si sarebbero riuscite a incassare ‘stecche’ e provvigioni non dovute, con fiumi di denaro finiti in Svizzera, a Dubai o in America Latina. Ipotesi che necessitano di approfondite verifiche sullo sfondo un clima di ‘ricatti’ incrociati, addirittura con alti prelati ‘sotto schiaffo’ di personaggi senza scrupoli che magari, in alcuni casi arrivando a usare materiale audio-video compromettente, sarebbero riusciti a fare il bello e il cattivo tempo, lucrando in modo spregiudicato sui fondi delle finanze vaticane”.

Di questi video non è ben chiara se sia provata l’esistenza. Contattato dall’Adnkronos, l’avvocato Franco smentisce ne sia stato fatto cenno nell’interrogatorio a Torzi così come nella memoria consegnata alla magistratura vaticana.

Pba

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