“Carenza di personale al Cardarelli”: lettera aperta di un paziente esasperato

Si cercano pediatri
L'ospedale Cardarelli di Campobasso

Parla il presidente della Lega italiana Fibrosi Cistica Molise Carmine D’Ottavio: la sua esperienza un esempio concreto di quali possano essere gli effetti della spending review


CAMPOBASSO. Il mio ricovero all’ospedale Cardarelli di Campobasso e precisamente nel reparto di Medicina è stata un’esperienza traumatica specialmente il questo periodo di Covid, con regole da rispettare nei vari reparti e la mancata assistenza che viene erogata (non per colpa del personale medico e paramedico), ma dalla quantità di personale ridotta al minimo, vista anche la turnazione massacrante che va a ripercuotersi sulla sicurezza e sulla vita dei pazienti, un’organizzazione tale che spesso costringe a non dare la giusta assistenza sia umana che professionale.

“Quanto succede all’ospedale Cardarelli di Campobasso è un esempio concreto di quali possano essere gli effetti della spending review sul capitolo del personale; a pagare il conto oltre ai pazienti sono i precari che perdono il posto di lavoro e i dipendenti che dovrebbero continuare a garantire quantità e qualità dei servizi, cose che purtroppo non si hanno. Infatti per avere una buona sanità si ha bisogno di minimo 5/6 figure di operatore socio-sanitario per turno, invece di 2 figure per reparto specialmente in quei reparti come Medicina, che hanno incorporato il reparto di Geriatria e altri, dove gli anziani aumentano.

L’operatore socio sanitario è la figura di supporto all’infermiere, nata oramai 15 anni fa per sopperire ad una lacuna assistenziale che si era creata nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale. Da allora gli Oss hanno fatto grandi passi in avanti e stanno proseguendo verso traguardi che mai ci si poteva immaginare alla vigilia dell’accordo della Conferenza Stato-Regioni del 2001, che ha dato facoltà alle regioni di organizzare scuole annuali di formazione (diretta o indiretta). Tra le mansioni degli OSS vi è anche quella di somministrare i pasti a pazienti vigili e collaboranti. Nel resto dei casi è necessario avvalersi della consulenza e dell’aiuto dell’infermiere, che valuta e decide sul da farsi.

Bisogna aggiungere a queste cose, la mancata distribuzione gratuita dell’acqua minerale nel vassoio dei pasti a pranzo e a cena, per non parlare della mancata opportunità di scegliere il pasto che uno predilige, ma imposto uno uguale per tutti. Situazioni indecorose e da terzo mondo, i pazienti devono acquistare le bottigliette ai distributori automatici fuori dai reparti del nosocomio al costo di 60 centesimi l’una (da ladri). La spending review che ha messo in atto l’Asrem e la stessa Regione Molise non vale per il gestore delle macchinette anzi, ma vale solo per i pazienti e il personale. Infatti la cosa vergognosa è che colpiscono i vecchietti anziani, allettati, che non potendo avere neanche per pochi minuti un familiare vicino, si ritrovano soli e senza acqua durante i pasti in ospedale e durante queste giornate caldissime, per non dire di come poter assumere le pasticche di medicine.

Un’altra situazione incresciosa è il Centro Regionale Fibrosi Cistica Molise dove la maggior parte dei pazienti si stanno curando di nuovo fuori regione, causando così un grave dispendio di soldi alla nostra sanità regionale.  Infatti, nonostante i nostri appelli, inascoltati, al direttore generale Asrem Oreste Florenzano e al Direttore Sanitario Asrem Dr Virginia Scafarto, compresa la richiesta di incontro con il nostro presidente nazionale per risolvere una volta e per tutte questa situazione incresciosa.

 

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