Il socio dell’ex presidente della Regione Frattura, al centro dello scandalo immobili della Santa Sede, imputato per ricettazione e favoreggiamento in concorso insieme al padre presso il tribunale di Larino
LARINO. Prima udienza dibattimentale stamani, presso il tribunale penale di Larino, per il noto broker Gianluigi Torzi e per sui padre Enrico, imputati per ricettazione e favoreggiamento in concorso per la famigerata vicenda della villa di Termoli dell’ex presidente della Regione Paolo di Laura Frattura.
Gianluigi Torzi, broker molisano finito al centro dello scandalo immobili in Vaticano, già socio di Frattura proprio per la storia della villa a Termoli – finita su gran parte dei media nazionali e oggetto di un’indagine della procura di Larino finita in un’archiviazione per l’ex presidente del centrosinistra – deve rispondere, secondo la ricostruzione della procura e le indagini della Squadra Mobile di Termoli, in particolare per l’asportazione delle porte e di altri manufatti da un appartamento sito all’interno della villa – dato in fitto alla signora Maria Rosaria Cerio dalla proprietaria Iole Varanese – ritrovati in un secondo momento presso la sede della Sacom, società riconducibile all’imprenditore sotto accusa. I fatti risalgono al 2014. L’appartamento in questione fu già oggetto di spoglio violento e clandestino in precedenza ai fatti oggi contestati, come accertato in via definitiva dal tribunale civile di Larino che dispose la reintegra nel possesso dell’immobile in favore della signora Cerio.
Nella giornata di oggi Torzi, difeso dai legali Marco Franco del Foro di Roma e Iannucci di Larino, si è visto rigettare l’eccezione del difetto di legittimazione dal giudice monocratico Federico Scioli, che ha dunque ammesso la costituzione di parte civile (con le signore Cerio e Varanese assistite dai legali Massimo Romano e Bruno Corsi di Campobasso) e, integralmente, le richieste istruttorie formulate dalle parti. La prossima udienza è stata fissata al 20 maggio.
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